
KINKY BOOTS – IL MUSICAL
Prodotto da Lorenzo Vitali
Testi Harvey Fierstein
Musiche e Liriche Cyndi Lauper
Regia Claudio Insegno
Coreografie Valeriano Longoni, Direzione Musicale Angelo Racz, Scene Francesco Fassone, Costumi Lella Diaz, Luci Amilcare Canali, Suono Simone Della Scala, Direzione Artistica: Giulio Pangi
In scena al Teatro Brancaccio di Roma dal 23 al 26 gennaio 2020
Voto: 8 su 10
Claudio Insegno continua ad arricchire il teatro musicale italiano con titoli nuovi, sfidanti e per nulla scontati. Dopo l’esperienza di Sweeney Todd (visto al Teatro Olimpico di Roma lo scorso novembre), il regista riprende tra le mani lo spettacolo Kinky Boots, già messo in scena più di un anno fa a Milano, e lo fa sbarcare a Roma al Teatro Brancaccio.
La storia: una fabbrica di scarpe è la pesante eredità che Charlie Price si trova a dover gestire dopo l’improvvisa morte di suo padre. Purtroppo gli affari non vanno come dovrebbero, ma quando tutto sembra perduto, proprio nel momento in cui Charlie inizia a licenziare i primi dipendenti, ecco che per le strade di Londra il suo destino incrocia fatalmente quello di Lola, una drag queen tanto esuberante quanto dotata di uno spiccato fiuto per quello che fa moda e tendenza. Lo spettacolo racconta l’amicizia tra Charlie e Lola, i cui show musicali diventano ispirazione per la creazione di una collezione di sensuali stivali da donna, capaci di reggere il peso di un uomo en travesti. Grazie alla produzione di questi strepitosi stivali Charlie potrà consacrare il suo sogno di vedere la fabbrica del padre crescere fino ad approdare alle sfilate Milanesi dedicate a questo fondamentale accessorio.
Attraverso la forza della musica trascinante di Cyndi Lauper, Kinky Boots racconta la potenza di un’amicizia inaspettata e la convinzione che il mondo possa essere cambiato solo adottando un nuovo punto di vista, solo se si guarda alla realtà con occhi nuovi. Il testo è di Harvey Fierstein, autore del cult della drammaturgia omosessuale Torch Song Trilogy.
Lo spettacolo si presenta al pubblico romano già ben rodato e questo si vede: superato un avvio leggermente sottotono, decolla dopo le prime scene e mantiene un ritmo serrato per tutta la sua durata.
I due protagonisti hanno offerto una grande interpretazione dei rispettivi ruoli: Stan Believe, performer francese, è una fantastica Lola ed è un assoluto dominatore del palco. Ogni sua mossa è energia pura. L’attore conquista subito il cuore del pubblico con il suo accento e la sua gestualità. Molto bello e ben interpretato il numero “Not my father’s son” in cui i due protagonisti si raccontano le rispettive infanzie difficili e incontrano oniricamente i loro alter ego bambini.
Il ruolo più delicato è sicuramente quello di Charlie, interpretato dal bravo e preciso Marco Stabile, che riesce a mostrare tutte le sfaccettature del suo personaggio passando dall’ “inutile Charlie” a “Charlie il condottiero”. Stabile soffre un po’ sulle note più acute ma riesce comunque a dare delle ottime interpretazioni dei sui brani.
Menzione anche per la brava e simpatica Martina Longhi nel ruolo di Lauren.
Scene, luci e costumi sono di ottimo livello e funzionali alla storia. Le musiche sono potenti e coinvolgenti, eseguite dal vivo e con grande energia da un’orchestra di dieci elementi diretta dal maestro Angelo Racz.
Le coreografie di Longoni sono semplici ma efficaci e vengono eseguite da un ensamble decisamente nutrito (circa 30 performer in totale). Tra questi le 6 angels che accompagnano la protagonista Lola (ballerini di 1 metro e 90 cm che hanno ballato per tutto lo spettacolo su tacchi vertiginosi) regalano al pubblico i momenti più divertenti e colorati dello spettacolo.
Solo due piccoli nei: la resa vocale non è stata sempre all’altezza da parte di tutti gli interpreti e l’audio non è risultato sempre equilibrato tra voci e musica (di diversi brani non si sono comprese tutte le parole).
Kinky Boots riesce a toccare tanti temi che riguardano la vita e la società, non solo la lotta all’intolleranza e alla transfobia ma anche i rapporti genitori/figli e le aspettative mancate, la crisi e il lavoro e le responsabilità, l’amore e l’amicizia. Tutti temi non comuni da trovare in un musical, specie se allestito su un palcoscenico italiano. Sono queste le produzioni da sostenere e l’unico modo per farlo è andare a teatro.
Emanuele Tibelli
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