“I figli della mezzanotte”, l’epopea indiana affoga in un goffo kolossal

I figli della mezzanotte (Midnight’s Children, Canada/GB/India, 2013) di Deepa Metha con Satya Bhabha, Shahana Goswami, Rajat Kapoor, Seema Biswas, Shriya Saran, Siddharth, Ronit Roy, Rahul Bose, Charles Dance, Kulbushan Kharbanda, Sarita Choudhury

Sceneggiatura di Salman Rushdie, dal romanzo “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie (Mondadori)

Drammatico, 2h 24’, Videa, in uscita il 28 marzo 2013

Voto: 4 su 10

Quanto è difficile portare al cinema una saga famigliare! Peggio, una saga famigliare a sfondo storico con influssi magici. Ci ha provato la regista indo-canadese Deepa Metha, autrice di Water e del lontano Camilla con Jessica Tandy, a tradurre per il grande schermo il best seller di Salman Rushdie I figli della mezzanotte, impoverendo, purtroppo, una storia dal grande respiro epico.

figlidellamezzanotteposterAllo scoccare della mezzanotte del 15 agosto del 1947, quando l’India dichiara l’indipendenza dall’Inghilterra, due neonati vengono sostituiti, come segno di protesta, da un’infermiera in una clinica di Bombay. Saleem Sinai (Satya Bhabha), figlio illegittimo di una vagabonda, e Shiva (Siddharth), figlio di una coppia benestante, sono destinati così a vivere l’uno il destino dell’altro. Le loro vite si intrecciano con quelle degli altri figli nati in quella magica mezzanotte: dotati di poteri soprannaturali, la stirpe sarà legata in maniera inestricabile al difficile cammino di trionfi e tragedie dell’India.

Sorta di ibrido impazzito tra La casa degli spiriti e I figli so pezzi ‘e core, il film è un assurdo e interminabile fumettone pseudo civile in formato kolossal, dove succede tutto e il contrario di tutto.

Una sceneggiatura tristemente banale, una regia ansiosa di accontentare il più vasto pubblico possibile, recitazione bamboleggiante e un profluvio di immagini da cartolina per un racconto che copre oltre settant’anni di storia indiana, tra sentimentalismi di terz’ordine e pretese di realismo magico a dir poco imbarazzanti.

Caricaturale e goffo, I figli della mezzanotte è la prova che neppure un connubio sulla carta perfetto come quello tra la regista indiana e lo sceneggiatore-autore del romanzo può dare certezze, e che di buone intenzioni sono lastricate anche le strade per l’inferno.

Giuseppe D’Errico

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