“Breaking dawn pt. II”: l’alba è arrivata e anche la fine della saga, per fortuna

Breaking dawn pt. II (USA, 2012) di  Bill Condon con Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lauthner, Ashley Greene, Michael Sheen, Dakota Fanning, Elizabeth Raser.

Sceneggiatura: Melissa Rosenberg

Horror/Fantasy, 1h 55′, Eagle Pictures

Voto: 3½ su 10

Dire male di Breaking dawn Parte II sarebbe troppo facile. Qualsiasi persona che abbia studiato un po’ di storia del cinema o abbia semplicemente visto tanti film potrebbe trovarvi almeno dieci motivi per spiegarvi perché è un prodotto scadente.
Andiamo per gradi e motiviamo l’insufficienza piena, quindi.

Trama: Bella dopo aver dato alla luce sua figlia si trasforma in una vampira. I giorni passano e lei scopre la sua natura e le sue capacità realizzando di essere nata per essere una non morta. Tutto precipita quando Irina vede Renesme, la bambina dei Cullen, e la scambia per una baby-immortale, cosa che a quanto pare è vietatissima dalle leggi dei vampiri (sento odore di scopiazzatura da Intervista col vampiro, del resto è solo l’ultimo dei “prestiti” dai libri di Anne Rice). I temutissimi Volturi quindi hanno la scusa per ammazzare il Clan dei Cullen e rubargli finalmente Alice, la veggente. Parte dunque una ricerca di testimoni che possano confermare che la bimba non è una vampira ma un ibrido per metà mortale. A Forks arrivano circa una ventina di vampiri che si alleano con i lupi (ma non erano nemici giurati?) e tutti si preparano a morire.
Finalmente il giorno dello scontro, la battaglia epica. Il finale lo commenteremo dopo.
Il punto è che se già per i libri della saga sembrava eccessivo un quarto volume, tra l’altro più lungo del necessario, figuratevi quanto potesse essere utile separare la suddetta storia in due film. L’unico risultato raggiunto è che entrambe le pellicole risultano insopportabilmente lente e piene di inutili tempi morti. Ci si annoia tantissimo nella prima ora e mezza di film in cui si sorride per due o tre battute, nient’altro.

Regia: Bill Condon evidentemente figura solo nei Credits, è difficile pensare che lo stesso regista di Demoni e Dei e Dreamgirls sia al timone di questa nave che veleggia inesorabilmente verso la deriva dell’ovvietà. Non c’è gusto artistico, non c’è profondità, sembra un film girato con il pilota automatico. Come il precedente del resto.

Recitazione: Pattinson, che di per sé non è un pessimo attore, come sempre mette piede sul set della saga e disimpara a recitare. Molto probabilmente il problema sono i suoi colleghi, incapaci di dargli le battute in maniera convincente. Kristen Stewart non si smentisce mai: che sia Biancaneve, Bella, o Marylou (per citare gli ultimi personaggi da lei interpretati) a cambiare è solo il colore e il taglio di capelli, la faccia è sempre quella, inespressiva o inebetita. Taylor Lauthner ci prova ma è acerbo e poco credibile. Persino i due pezzi da novanta del cast, Michael Sheen e Dakota Fanning, sembrano sottotono, o per meglio dire stanchi ed annoiati, e nonostante questo sono l’unica cosa che rende il film vagamente interessante in quei dieci o quindici minuti in cui sono in scena.

Effetti speciali: dire che sono fatti male è un eufemismo. In certi punti della pellicola la presenza del green screen è così visibile che forse era meglio fare come a teatro: mettere sfondo nero e lasciare all’immaginazione del pubblico. Se le corse vampiresche ridicole del primo film erano ancora giustificate dal low budget, sono inaccettabili in questo ultimo capitolo per cui sono stati sborsati fior di milioni di dollari. Le comiche trasformazioni dei lupi non le commentiamo, ma sappiate che ci sono serie Tv che hanno meno soldi a disposizione e riescono a mettere in scena stupendi effetti speciali (The walking dead, Game of thrones per citarne un paio).

Fotografia: il contrasto tra i colori scuri ma caldi di Volterra e quelli freddi ma luminosi di Forks crea più che altro confusione. Rende difficile capire chi sono davvero i buoni e chi i cattivi perché l’eccessiva luce delle scene con i beniamini li fa apparire statici e meno affascinanti della loro controparte italiana. Tuttavia nel complesso la fotografia è una delle poche cose che avrebbero potuto meritare la sufficienza.

In generale poi tutto il contesto sembra assurdo, i venti vampiri sopracitati più che immortali assassini sembrano gli Avangers o meglio ancora gli X-men, tutti con un potere speciale, tutti pronti a battersi per la giustizia.
Vi avevamo promesso di parlarvi del finale, se non avete ancora visto il film non leggete, potreste rovinarvi la delusione (non la sorpresa). C’è una battaglia bellissima, non è splatter, non c’è sangue, ma ci sono un sacco di teste che rotolano e tanti personaggi (anche principali) che muoiono. La cosa era perfetta; il libro era all’insegna del “volemose bene” e a nessuno veniva torto un capello, quindi il vedere una battaglia vera, epica, degna di una saga lunga mi era parsa una scelta drastica ma ammirevole. Poi arriva la mazzata, ma non a qualcuno dei protagonisti, ma al pubblico in sala. La terra che si spacca, le teste mozzate in realtà non ci sono. Era tutta una visione di quella burlona di Alice.
Aro, un signor vampiro di circa duemila anni, si spaventa e in maniera molto poco credibile prende un manipolo di circa cinquanta vampiri antichi e potenti come lui e se ne va con la coda tra le gambe. Tutti vivi, tutti salvi. Bella, Edward e Renesme tornano a casa e vivono felici e contenti per sempre.

E c’è ancora chi lo definisce un Horror sui vampiri. Il povero Bram Stoker, di cui si celebra il 165° anniversario della nascita quest’anno, si sta rivoltando nella tomba e non è da escludere che da qualche parte Dracula, Lord Ruthven e Carmilla siano indecisi se ridere o piangere dello scempio fatto della razza di cui sono capostipiti.
Considerazione finale? Se non altro era l’ultimo.

Maddalena Mannino

One Response to “Breaking dawn pt. II”: l’alba è arrivata e anche la fine della saga, per fortuna

  1. Kitty ha detto:

    mitica!!!!!!

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