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“Le scoperte geografiche” di Marco Morana, uno spettacolo di Virginia Franchi, la recensione

LE SCOPERTE GEOGRAFICHE
di MARCO MORANA

regia VIRGINIA FRANCHI
con MICHELE BALDUCCI e DANIELE GATTANO
installazione luminosa e composizione sonora FABIO DI SALVO
costumi ALESSANDRO FUSCO
disegno luci MARCO D’AMELIO
movimento scenico MARZIA MEDDI
aiuto regia VALERIA SPADA
scenotecnica WALTER MARIUCCI e GIORGIO PAOLICELLI
foto e grafica MANUELA GIUSTO
ufficio stampa e promozione GIULIA TAGLIENTI
produzione e organizzazione LISA
Spettacolo finalista della XI EDIZIONE DEL PREMIO ALLE ARTI SCENICHE DANTE CAPPELLETTI

In scena al Teatro Brancaccino di Roma dal 2 al 5 marzo

Voto: 8 su 10

Un tavolo e due sedie su sfondo nero, qualche lampadina a led a riprodurre la vastità di un cielo stellato. Solo questo riempie pochi metri quadri di palcoscenico e tanto basta a lasciar immaginare Terre lontane già raccontate nei libri di storia e oceaniche distanze colmate con lo slancio degli anni più acerbi, quando giovinezza ancor consente di sognare eterni amori.

“Nessuno muore”, otto personaggi in cerca d’amore… da soap

NESSUNO MUORE
Testo e regia Luca De Bei
con Andreapietro Anselmi, Maria Vittoria Argenti, Chiara Augenti, Michele Balducci, Federica Bern, Giulio Forges Davanzati, Alessandro Marverti, Arianna Mattioli

Scene: Lorena Curti e Valeria Mangiò
Costumi: Lalla Sabbatella
Videografia: Marco Schiavoni
Luci: Marco Laudando
Assistente alla regia: Maria Castelletto
Aiuto Regia: Lucrezia Lanza
Foto: Pietro Pesce

In scena al teatro della Cometa di Roma fino al 24 maggio 2015

Voto: 5 su 10

È molto spiacevole dover recensire in termini negativi l’ultimo lavoro di uno degli autori più amati e apprezzati del recente teatro contemporaneo. Luca De Bei, anche regista e interprete di grande sensibilità, affronta con Nessuno muore una sfida estremamente rischiosa e di certo apprezzabilissima: proporre un testo teatrale che si struttura in 15 scene, con 8 personaggi che, due alla volta, si affrontano in location diverse e in circostanze mai facili. Tanto di cappello al coraggio, in tempi in cui il teatro è popolato quasi esclusivamente da testi senza sostanza con un numero risicatissimo di protagonisti. Quest’ambizione, però, fa i conti da subito con la disorganicità, l’autoreferenzialità e soprattutto la banalità della trattazione.