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Non chiamatelo “Natale in casa Cupiello”!

NATALE IN CASA CUPIELLO
di Eduardo De Filippo
regia Antonio Latella
con Francesco Manetti, Monica Piseddu, Lino Musella, Valentina Vacca, Michelangelo Dalisi, Francesco Villano, Giuseppe Lanino, Leandro Amato, Maurizio Rippa, Alessandra Borgia, Annibale Pavone, Emilio Vacca
drammaturga del progetto Linda Dalisi
scene Simone Mannino e Simona D’Amico
costumi Fabio Sonnino – luci Simone De Angelis – suono Franco Visioli
assistenti alla regia Brunella Giolivo, Michele Mele
assistente volontaria Irene Di Lelio
una produzione Teatro di Roma
Fino al 1 Gennaio al Teatro Argentina di Roma

Voto: 0 su 10

Per quel padre, che ha voglia di portare il proprio figlio a vedere un classico della sua infanzia;
per quella professoressa, che vorrebbe avvicinare i propri studenti alla magia del teatro di Eduardo;
per quel neofita, che non ha mai visto Natale in casa Cupiello e finalmente ha deciso che sì, lo deve vedere;
per tutti quelli che amano il Maestro:
questo allestimento non è “Natale in casa Cupiello” di Eduardo De Filippo  E’ decisamente altro. Purtroppo.
Inutile obiettare asserendo che ne rispetta pedissequamente ogni singola parola, accenti e didascalie comprese (come se un testo non contenesse altro)… Superfluo anche ribadire che non era negli intenti della regia riproporre fedelmente l’originale. Fatto sta che il cartellone titola “Natale in casa Cupiello” e l’ignaro spettatore acquista un biglietto fiducioso. La sensazione? E’ come ordinare un piatto di carbonara e vedersela servire senza uova, pecorino e guanciale. Non è carbonara! Di fronte alla “novità”, resterebbe solo la speranza che il nuovo piatto surrogato sia, almeno, molto più appetitoso e buono dell’originale, invece… Catastrofe.
Per onestà intellettuale, per correttezza di vendita, si dovrebbe, quanto meno, cambiare il titolo a questo spettacolo, con la più opportuna dicitura “Liberamente tratto” o “Ispirato da” e lasciare quindi al pubblico la scelta se avventurarsi in nuove riproposizioni o preferire il tanto additato allestimento classico (ormai divenuto quasi una rarità).
La buona regia, è vero, può emanciparsi da formalismi, può ribellarsi al conformismo, può sradicarsi dalla convenzionalità: sventrare, però, un testo fino quasi a ribaltarlo, cambiando toni, intenti, paratesto e sottotesto, risonanze tematiche, quello no, non dovrebbe proprio farlo. Se non altro per rispetto all’autore, grande o piccolo che sia. Altrimenti è bene ri-scrivere, dando forma e luce a un nuovo testo, che quindi avrà un nuovo titolo (che in questo caso potrebbe essere “Nightmare Cupiello”) e un altro autore, che si è “ispirato a…”.

Andrea Ozza

Uno schianto di “Tram” firmato Latella

Titolo: Un tram che si chiama desiderio
di Tennessee Williams
traduzione Masolino D’Amico
regia Antonio Latella
con Laura Marinoni, Vinicio Marchioni
Elisabetta Valgoi, Giuseppe Lanino
Annibale Pavone, Rosario Tedesco
scene Annelisa Zaccheria
costumi Fabio Sonnino
luci Robert John Resteghini

Voto: 9 su 10