La maratona delle mamme cattive

Titolo: Mater Matris
Regia: Sasà Neri
Testi: “Il profeta” Gibran, “Medea” Euripide, “Maria Farrar” Brecht, “Supplica a mia madre” Pasolini, “Lettera ad un bambino mai nato” Fallaci, Testi originali.
Con: Luciano Accordi, Alessandra Borgosano, William Caruso, Gabriele Casablanca, Simona Casale, Tindara Cucca, Martina Cucè, Cetty Franchina, Margherita Frisone, Gaetano Gervasi, Alice Ingegneri, Riccardo Ingegneri, Rita Nucera, Antonio Zaccone.

Voto: Non espresso

La prima cosa che urge chiarire è che “Mater Matris” non è uno spettacolo. Non nel senso canonico del termine. E’stata definita Maratona teatrale o Evento, ma neanche usando questi due termini si riesce a dare la cifra esatta di quello che è successo nello studio di danza di Danzarte a Messina nelle ventiquattro’ore a cavallo tra il 28 e il 29 giugno.
Oltrepassando le porte a bussola che conducono alle varie sale, attrezzate come le stanze di una casa , si ha in un primo momento la sensazione di entrare in una specie di ospedale psichiatrico. Ma man mano che le ore passano la sensazione cambia del tutto e quando alcune stanze si svuotano quella che resta è la sensazione di un cimitero monumentale in cui si agitano le voci degli spettri che lo abitano.1011348_4448736315509_1780409970_n
“Mater Matris” è l’ultimo progetto messo in scena da quello che viene definito Esostheatre o teatro degli Esoscheletri. Il concetto base di questa nuova/vecchia forma teatrale è quella che l’attore diventi si rivesta di un guscio (un esoscheletro come quello animale, per l’appunto) entro cui esplorare le sue sensazioni ed emozioni attraverso un tratto peculiare che durante la preparazione sviluppa in accordo con il regista. Che sia fragile, antropologa, enigmista, coercitiva o seduttiva l’anima di ciascuna di questi esseri è tanto diversa quanto uguale a quella dei suoi simili. Ogni spettacolo di questa corrente teatrale si muove su diversi piani e temi. Il principale in questo caso era il figlicidio, accordato al sottotema dell’assenza.
Per attuare la commistione sono stati utilizzati brani di letteratura come “Medea” o “Lettera ad un bambino mai nato” e brani originali rielaborati dallo stesso regista o da alcuni degli attori.
Una combinazione che è stata micidiale per tutti coloro che sono entrati a vederli, negli ambienti pieni di vestiti da bambini, giocattoli, fotografie, quaderni e disegni. L’effetto di straniante ha raggiunto poi i massimi livelli in quella che è stata chiamata la “Panic Room” una stanza piccola e buia, abitata da un mostro in cui il pubblico in piccoli gruppi (non più di quattro o cinque persone alla volta) veniva condotta e rinchiusa per qualche minuto a vivere l’esperienza teatrale in un ambiente claustrofobico reso ancora più inquietante dalla presenza dell’Io 998528_4451996557013_1852120420_nFamelico, di quello Coercitivo e di quello – più rassicurante (forse) – dell’Io Antropologico.
Alcuni spettatori sono entrati alle cinque, ora di inizio della maratona ed hanno abbandonato la struttura solo a notte fonda, altri non hanno resistito più di venti minuti. Alcuni si guardavano intorno ammaliati, innamorati, altri sfuggivano impauriti. Quello che è certo è che nessuno è uscito dalle porte a bussola con l’aria tranquilla con cui è entrato e ancora più certo è che nessuno è riuscito a rimanere indifferente all’opera di persuasione dell’anima a cui hanno dato vita gli esoscheletri di Sasà Neri.

M.M.

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