
Wild (id, Usa, 2014) di Jean-Marc Vallée con Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Gaby Hoffmann, Michiel Huisman, Kevin Rankin, Brian Van Holt
Sceneggiatura di Nick Hornby, dall’autobiografia “Wild: From Lost To Found On The Pacific Crest Trail” di Cheryl Strayed
Drammatico, 1h 59′, 20thCentury Fox Italia, in uscita il 2 aprile 2015
Voto: 6½ su 10
Il viaggio per ritrovare sé stessi è uno dei temi portanti della cultura americana. Wild, del regista canadese Jean-Marc Vallée, ne è un perfetto esponente. Tratto dall’autobiografia di Cheryl Strayed, racconta la storia di una giovane donna (Witherspoon) che, in seguito alla repentina morte della madre (Dern) per un tumore e alla successiva discesa agli inferi per elaborare il lutto, decide di intraprendere un’avventura in solitaria, senza nessuna particolare preparazione fisica, il Pacific Crest Trail, un percorso di più di 1.600 chilometri lungo la costa del Pacifico, dal punto più a sud della California fino a quello più a nord dell’Oregon. Durante il cammino, flashback in ordine cronologico sparso fanno luce sull’abisso di autodistruzione dal quale Cheryl vuole riemergere, che il dolore della perdita di un genitore ha tradotto in tradimenti coniugali e tossicodipendenza. E, con il mutare dei paesaggi naturali, cambia anche il suo l’atteggiamento nei confronti della vita.
Il progetto, fortemente voluto dalla protagonista e produttrice Reese Witherspoon, candidata all’Oscar per la sua interpretazione senza nessuna remora, può contare su una solida costruzione drammatica e su di un’altrettando notevole revisione registica. Paradossalmente, però, sia dallo scrittore Nick Hornby che da Vallée ci si poteva aspettare altro: dal primo probabilmente meno moralismo e più sarcasmo, dal secondo un occhio meno affamato delle vicende passate della protagonista, che almeno ci viene restituita senza alcuna ruffianeria buonista. Ciò che manca a Wild, dunque, è quello strazio che sublimava dal banale all’umano la ribellione senza causa di Christopher McCandless nel film di Sean Penn Into the Wild, e il finale facilmente semplicistico di questa lotta alla sopravvivenza contro sé stessi prima che contro la natura ostile ce lo conferma. Non è del tutto un male, ma il film di Vallée rischia di non ferire come avrebbe potuto.
Giuseppe D’Errico
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