Venezia79 – Concorso: “Bones and All”, un film di Luca Guadagnino, la recensione

Bones and All (id, Usa, 2022) di Luca Guadagnino con Taylor Russell, Timothée Chalamet, Mark Rylance, André Holland, Chloë Sevigny, Jessica Harper, David Gordon Green, Michael Stuhlbarg, Jake Horowitz

Sceneggiatura di David Kajganich dal romanzo omonimo di Camille DeAngelis

Drammatrico, 2h 10’, Vision Distribution

Voto: 8 su 10

Non ha scelto la strada più facile Luca Guadagnino, il più internazionale dei nostri registi, per la sua prima prova cinematografica in terra statunitense (in realtà il ghiaccio era già stato rotto con la bellissima miniserie tv We are who we are): Bones and All è infatti una storia d’amore on the road tra due giovani cannibali, attraverso i paesaggi più desolati del west americano di epoca reaganiana. Facile (s)cadere, con simili premesse, nell’ovvietà dell’horror di colore o, peggio ancora, nei sospiri stereotipati di un young adult senza sostanza. David Kajganich, nuovamente al servizio di Guadagnino dopo le sceneggiature per A bigger splash e Suspiria, sceglie invece la linea di una delicata introspezione nell’adattare il romanzo omonimo della scrittrice Camille DeAngelis, e offre al regista la possibilità di un’indagine a suo modo struggente sulla ricerca di sé, di un’appartenenza, di quel posto nel mondo in cui sentirsi accettati e al sicuro.

Il prologo non evita lo shock: Maren (Taylor Russell), diciotto anni e un maglione troppo grande che ne copre forme e fragilità, viene finalmente invitata a trascorrere la serata insieme ad alcune compagne di scuola; le ragazze si passano lo smalto sulle unghie, parlano di sentimenti, l’atmosfera è complice e confidenziale, tanto che la giovane perde il controllo e stacca un dito a morsi a un’amica, rivelando la sua terribile natura cannibalica. Da qui ha inizio per lei una fuga che diventa un viaggio sulle tracce di una madre che non ha mai conosciuto e che forse potrebbe risolvere il tormento legato alla sua indole violenta. Inaspettatamente, Maren capirà ben presto di non essere sola, altri cannibali si inseriranno sul suo cammino; tra loro c’è Lee (Timothée Chalamet), un vagabondo dall’animo ferito con cui proverà ad affrontare la sua incontrovertibile condizione.

Inizialmente costruito come un’inquietante fiaba di mostri tristi e solitari, Bones and All prosegue poi approfondendo la lettura intimista dei suoi personaggi, trasformandosi in un’emozionante metafora d’accettazione. L’incessante ricerca dell’uomo moderno di un’identità e di una dimensione del reale in cui collocarsi trasfigura nel legame, tenero e disperato, dei due protagonisti di Guadagnino in una rappresentazione potente dei limiti umani e della necessità di ritrovarsi nello sguardo dell’altro e di una comunità.

Forse il film più compiuto del regista di Call me by your name, che dirige con grande equilibrio una storia tanto terribile quanto straziante, eccellentemente interpretata da Taylor Russell e Timothée Chalamet (e con Mark Rylance che aggiunge un altro tassello memorabile alla sua già sontuosa galleria di volti) e splendidamente musicata dal duo Trent Reznor e Atticus Ross.

Giuseppe D’Errico

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