Venezia77 – Concorso: “Miss Marx”, un film di Susanna Nicchiarelli, la recensione

Miss Marx (id, Italia/Belgio, 2020) di Susanna Nicchiarelli con Romola Garai, Patrick Kennedy, John Gordon Sinclair, Philip Gröning, Felicity Montagu, Karina Fernandez, George Arrendell

Sceneggiatura di Susanna Nicchiarelli

Biografico, 1h 48’, 01 Distribution, in uscita il 17 settembre 2020

Voto: 7 su 10

Ancora una volta, una figura femminile contrastata e di rottura irrompe nella breve eppur riconoscibilissima filmografia di Susanna Nicchierelli, autrice romana classe 1975 che, con soli quattro lungometraggi all’attivo, non ha mancato di imporsi tra le voci più interessanti della nostra cinematografia contemporanea. Dopo l’apprezzato Nico, 1988, premiato come miglior film della sezione Orizzonti di Venezia75, Nicchiarelli torna, stavolta nella competizione ufficiale, con la biografia della quarta e più famosa delle figlie di Karl Marx, Eleanor, cui presta le fattezze una carismatica Romola Garai.

Il film si apre nel 1883, alla morte del celebre filosofo ed economista tedesco, per poi chiudere le fila della sua narrazione nel 1898, quando Eleanor Marx decise di porre fine alla sua vita, incapace di dirimere il dissidio interiore e la contraddizione tra l’immagine pubblica, votata all’ideologia socialista, alla lotta operaia e alla tutela dei diritti dei più umili, e una dimensione privata deludente e arrendevole, segnata dall’amore infelice per il commediografo Edward Aveling (Patrick Kennedy) e dai segreti famigliari tenuti a lungo nascosti.

Miss Marx si inserisce perfettamente in un discorso mai come negli ultimi anni al centro del dibattito mondiale, quello per la parità di genere, non solo da un punto di vista di salario e suffragio, e lo fa in modo chiaro e diretto, anche se sarebbe fuorviante definirlo un manifesto femminista. La regista, che probabilmente trova nella sua protagonista un possibile alter ego, si sofferma più sulla componente intima, sull’eredità genitoriale riflessa in una battaglia personale che vedrà Eleanor irrimediabilmente sconfitta negli affetti, soggiogata da un amore malato verso cui lei per prima non avrà mai una giustificazione razionale.

La scrittura, asciutta e mai dispersiva, sacrifica forse colpevolmente il versante più spudoratamente melodrammatico e affida all’energica performance della Garai un paio di soliloqui in camera non proprio necessari, ma può contare su alcuni momenti (l’elogio funebre iniziale, la recita “nascosta” di Casa di bambola di Ibsen e, soprattutto, il bellissimo finale) di indubbia efficacia. L’eleganza della confezione e la generale visione post-moderna dell’insieme, soprattutto per merito di un utilizzo brillante e ironico delle musiche punk-rock, fanno di Miss Marx un film dall’inaspettato respiro internazionale, cui manca solo un po’ più di calore per farsi davvero ricordare.

Giuseppe D’Errico

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