Venezia76 – Concorso: “No. 7 Cherry Lane”, un film di Yonfan, la recensione

No. 7 Cherry Lane (Jìyuántái qīhào, Cina, 2019) di Yonfan con le voci di Sylvia Chang, Zhao Wei, Alex Lam, Yao Wei, Tian Zhuangzhuang

Sceneggiatura di Yonfan

Animazione, 2h 05’

Voto: 6½ su 10

Il regista Yonfan lo chiarisce subito nelle note di regia: “Ji yuan tai qi hao parla soprattutto di me, è la mia lettera d’amore dedicata a Hong Kong e al cinema”. Praticamente impossibile essere più chiari di così per presentare l’ultima opera dell’autore di Prince of Tears, la sua prima d’animazione dopo una lavorazione durata oltre sette anni, in cui confluiscono non solo le sue vicende private ma anche i trascorsi fotografici e l’erudizione letteraria e cinefila, il tutto presentato in un raffinato quanto lezioso e spesso estenuante impianto da melodramma sentimentale.

Titolo internazionale No. 7 Cherry Lane, ossia l’indirizzo al quale il bel Ziming si dirige per impartire ripetizioni di lingua inglese alla provocante diciannovenne Meiling che, però, non è in casa; per ammazzare l’attesa, inizia a conversare la signora Yu, la di lei quarantenne madre, piacente, colta, appassionata di Proust. In buona compagnia il tempo vola per entrambi e la reciproca attrazione ben presto si trasformerà in un’impossibile storia d’amore che sublima in deliri erotici tutti da gustare.

Ambientato nella Hong Kong dei tumulti sociali del 1967, il film di Yonfan può contare su una veste grafica di straordinaria eleganza, ricreata interamente a mano da un precedente assetto in 3D, che purtroppo deve fare i conti con la lentezza dell’animazione aggiunta in digitale. Ai movimenti bradipici dei personaggi si aggiunge la pesantissima zavorra di una voce narrante terribilmente verbosa. Il fatale rischio della comicità involontaria non è scongiurato e la sensazione di una visione oltremodo noiosa non abbandona mai lo spettatore.

Allo stesso tempo, ci risulta difficile bollare come semplicemente barbosa una delle esperienze d’animazione più bizzarre e audaci della cinematografia recente. Frutto di una sensibilità evidentemente omosessuale, No. 7 Cherry Lane offre squarci di follia sensuale a dir poco irresistibili; ad esempio, il protagonista Ziming è presentato in tutta la sua muscolare avvenenza sotto la doccia, senza evitare gli induci nelle parti intime, mentre è sbirciato da un coetaneo impacciato che agogna a entrarne nelle grazie; oppure, prima che Ziming faccia il suo ingresso a casa della signora Yu, bussa per sbaglio alla porta di una vecchia diva attorniata da gatti, forse un travestito, che non manca di sedurlo senza successo. La presenza di un immaginario erotico sempre più spinto diventa ancora più insistente quando la narrazione si sposta dalla realtà al sogno, con inquietanti amplessi, giochi di maschere e seduzioni gay a dir poco imprevedibili.

Nella seconda parte, poi, No. 7 Cherry Lane vive del potere magico del cinema, letteralmente: Yonfan riproduce in immagini animate, splendidamente musicate, tre film interpretati da Simone Signoret (La strada dei quartieri alti, Gli amori celebri e La nave dei folli) che Ziming e la signora Yu vanno a vedere in sala, alternando le trame classiche al corteggiamento romantico in cui si inserisce anche la giovane Meiling; più pretestuosi appaiono i riferimenti a Blow Up (la partita a tennis senza palla), a Due per la strada e, ovviamente, a Il laureato. Si giunge ad un finale struggente indubbiamente sfiancati, ma anche convinti di aver assistito a qualcosa di totalmente libero e lontano da ogni schema, a torto o a ragione.

Giuseppe D’Errico

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