Venezia76 – Concorso: “Guest of Honour”, un film di Atom Egoyan, la recensione

Guest of Honour (id, Canada, 2019) di Atom Egoyan con David Thewlis, Laysla De Oliveira, Luke Wilson, Rossif Sutherland, Tennille Read, Gage Munroe

Sceneggiatura di Atom Egoyan

Drammatico, 1h 44’

Voto: 6½ su 10

Ritorna Atom Egoyan e il suo carico di ossessioni e rielaborazioni di un passato che tormenta: è Guest of Honour, ultima fatica dello stimato regista armeno-canadese che, finalmente, torna a girare in patria dopo alcune non felicissime sortite statunitensi. Da tempo, però, la vena creativa dell’autore di Exotica e de Il dolce domani sembra essersi appannata, come prigioniera di un torpore che non lascia più trasparire le angosce di una volta, quasi vittima dei suoi stessi labirinti mnemonici.

L’ospite d’onore del titolo è Jim, un mite ispettore sanitario, interpretato da un sempre eccellente David Thewlis, che attraverso una serie di scrupolosi controlli ha il compito di stabilire l’effettivo rispetto delle norme igieniche negli esercizi ristorativi, pena la chiusura dei locali. Un giorno si trova costretto a bloccare l’attività di una taverna a conduzione familiare di cucina tipica armena, ma comprendendo in seguito che il cibo esaminato non era destinato alla vendita, ritira la sanzione nei confronti dei tenutari che, per ringraziarlo, lo invitano alla festa privata prevista per l’indomani sera. Complice qualche bicchiere di vino di troppo, sarà per l’uomo l’occasione per una confessione pubblica di una certa gravità… Ma questo non è che uno dei tanti piani temporali del film, che apre la sua narrazione con un’altra confessione, quella della figlia di Jim, Veronica (Laysla De Oliveira), al parroco (Luke Wilson) che deve imbastire l’elogio funebre proprio di suo padre: scopriamo che la ragazza, ex insegnante di musica, ha scontato una pena in carcere per abuso di potere nei confronti di un suo allievo, ma che in realtà il crimine non fu mai commesso. Perché Veronica scelse deliberatamente di scontare la pena? E cosa grava sul passato famigliare?

La raffinata costruzione narrativa a scatole cinesi conferma ancora una volta l’abilità di Atom Egoyan di riuscire a districarsi nei complessi meandri del senso di colpa: Guest of Honour, pur non disdegnando alcuni contrappunti ironici di cui si fa carico la bella performance di Thewlis, si risolve in un doloroso thriller psicologico sul difficile compito dell’essere genitore e sul peso che certe mancanze possono avere nella crescita di un figlio. L’esito drammatico probabilmente non è tale da giustificare un’impostazione del racconto così ricercata e il film sembra implodere al disvelamento delle incomprensioni, quasi che quei segreti così a lungo taciuti fossero la chiave per detonare la potenza di una sceneggiatura fin troppo elaborata. Ci si perdoni la vetusta similitudine culinaria, che forse il protagonista si premurerebbe di esaminare con i suoi temibili test sanitari, ma Guest of Honour è come il proverbiale soufflè che monta per poi sgonfiarsi appena sfiorato con la forchetta, ma che non dispiace affatto una volta assaggiato.

Giuseppe D’Errico

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