
La forma dell’acqua – The Shape of Water (The Shape of Water, Usa, 2017) di Guillermo del Toro con Sally Hawkins, Richard Jenkins, Octavia Spencer, Michael Shannon, Doug Jones, Michael Stuhlbarg, Lauren Lee Smith
Sceneggiatura di Guillermo del Toro, Vanessa Taylor
Fantasy, 2h 03′, 20th Century Fox, in uscita il 14 febbraio 2018
Voto: 8½ su 10
Il nostro grande Francesco Rosi diceva che l’unico antidoto al cinismo è la speranza; per il regista messicano Guillermo del Toro, invece, la sola via possibile è quella della fiaba, un tipo di racconto nato per sconfiggere le avversità, proprio quando la speranza sembrava ormai perduta. La forma dell’acqua, l’ultimo film dell’autore di Hellboy, nasce da questa filosofia e celebra, sulle ali di un romanticismo tanto sfacciato quanto trascinante, l’amore come forza “più gentile e potente dell’universo”, libero e senza forma fino a quando non fluisce nel soggetto al quale è destinato, al pari dell’acqua. Fa piacere, quindi, constatare il cuore di panna di del Toro, reduce dal parziale fallimento dell’horror gotico Crimson Peak e ora curiosamente a suo agio nei luoghi di una struggente fiaba sentimentale dove, riecheggiando al Mostro della laguna nera di Jack Arnold, a trionfare è soprattutto un’orgogliosa diversità.

This image released by Fox Searchlight Pictures shows Sally Hawkins, left, and Octavia Spencer in a scene from “The Shape of Water.” (Fox Searchlight Pictures via AP)
Sullo sfondo dell’America della Guerra Fredda, la routine solitaria di Elisa (Hawkins), un’anonima inserviente notturna di un laboratorio governativo di massima sicurezza, viene sconvolta dall’arrivo nel centro di una creatura acquatica antropomorfa, tenuta prigioniera in vista degli esperimenti che il governo vuole attuare per controbattere al potere russo. La vita di silenzio della donna, che è muta per un trauma d’infanzia, acquista improvvisamente un senso quando riesce a stabilire una comunicazione con l’essere degli abissi; ma l’ispettore Strikland (Shannon) vuol farne carne da vivisezione ed Elisa escogita un piano per portarlo in salvo; la aiuteranno il paterno vicino di casa gay Giles (Jenkins) e l’intraprendente amica Zelda (Spencer).
Non c’è favola senza lieto fine, e quella di La forma dell’acqua è talmente poetica e toccante che non potrà lasciare indifferenti neppure gli spettatori più severi. Ci si arriva al termine di una sceneggiatura perfettamente calibrata tra tensione e sentimento, senza nessuna originalità specifica (il mito resta sempre quello della Bella e la Bestia) ma capace di rimescolare con grande delicatezza i topoi del genere e i rimandi cinefili, fino al raggiungimento di una storia compiuta e piena di emozioni. Il regista mette da parte la grandeur tonitruente dei lavori passati e firma il suo lungometraggio più vicino a quella dimensione fanciullesca dell’orrore che era propria del suo capolavoro Il labirinto del fauno, adotta uno stile classico e avvolgente senza rinunciare a vette di straordinaria visionarietà, crea calore nostalgico con Benny Goodman e Alice Faye, e lascia all’esperienza di Alexandre Desplat il compito di ammantare di sogno l’atmosfera musicale. Un plot ben congegnato e una confezione coi fiocchi, però, non bastano a creare commozione se non ci sono attori all’altezza: Sally Hawkins, Richard Jenkins, Octavia Spencer e Michael Shannon sono talmente bravi da non poter immaginare nessun altro nei rispettivi ruoli, e nella conferenza stampa veneziana hanno confermato la stima reciproca e l’umanità che traspare in modo netto anche nelle loro splendide interpretazioni. E allora, lasciamoci trasportare senza remore dalla danza romantica di questa bella favola adulta, dove non serve la parola o un bell’aspetto per potersi innamorare.
Giuseppe D’Errico
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