Venezia71, le minirecensioni: “Birdman”, “La vita oscena”, “The Look of Silence”, “La rançon de la gloire”, “Melbourne”

Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) – Usa, 2014 di Alejandro Gonzales Inarritu con Michael Keaton, Emma Stone, Edward Norton, Zack Galifianakis, Amy Ryan, Andrea Riseborought, Naomi Watts, Lindsay Duncan – IN CONCORSO

Il film d’apertura è uno straordinario viaggio nella vita e nella mente di un attore, un tempo celebre volto di supereroi da grande schermo, che spera di poter rilanciare la propria immagine e riaffermare il proprio talento in uno spettacolo tratto da Raymond Carver a Broadway. Attorno a lui la spaventosa fauna dell’ambiente e la presenza incombente dell’alter-ego cinematografico. Inarritu si smarca definitivamente dalla cifra narrativa a incastri che l’aveva fino a ora contraddistinto e si abbandona a un inebriante virtuosismo registico che si traduce in un unico, impossibile pianosequenza dal ritmo magmatico e febbrile, al servizio di una sceneggiatura di straordinaria perfidia. Una riflessione da brivido su arte e star system, interpretata da un cast superlativo, con un Keaton senza precedenti. Voto: 9

The Look of Silence – Indonesia/Danimarca/Finlandia/Gran Bretagna/Norvegia, 2014 di Joshua Oppenheimer – IN CONCORSO

Secondo capitolo, dopo l’acclamato The Act of Killing, sulle macerie del post dittatura indonesiana. Un ottico interroga gli aguzzini del fratello, massacrato senza pietà e senza ragione razionale. Testimonianze disarmanti per un’invettiva lacerante sull’assurdità dei genocidi politici. Dice un vecchio boia: “Abbiamo imparato a odiare i comunisti dagli americani”. Voto: 8

La vita oscena – Italia, 2014 di Renato De Maria con Clement Metayer,  Isabella Ferrari, Fausto Paravidino, Andrea Renzi, Iaia Forte, Anita Kravos, Roberto De Francesco, Veronica Schisano – ORIZZONTI

Dal romanzo omonimo di Aldo Nove, una trasposizione di rara bruttezza, supponenza e pochezza. Quando muoiono i genitori, giovane skateboarder con la passione per la poesia cade nella disperazione allucinogena. Tenta di suicidarsi più volte ma non gli riesce mai, alla fine si laurea. De Maria scult, un film arido e di incredibile pedanteria. Fausto Paravidino voice over del protagonista per tutti i lunghissimi 85 minuti è la zavorra finale. Fotografia di Daniele Ciprì e musiche di Deproducers ma è tutto inutile, il regista di Paz! si replica stancamente. Merito, comunque, all’arditezza che si traduce in completo sprezzo del ridicolo. Voto: 3

La rançon de la gloire – Francia, 2014 di Xavier Beauvois con Benoit Poelvoorde, Roschdy Zem, Nadine Labaki, Chiara Mastroianni, Peter Coyote – IN CONCORSO

Svizzera, 1977. All’indomani della morte di Charles Chaplin, due amici immigrati, un ex galeotto belga e un operaio algerino, decidono di trafugarne la salma per chiedere un lauto riscatto e sanare le incombenze economiche. Ovviamente nulla andrà secondo i piani. Dal regista del discusso Uomini di Dio, un soggetto promettente, ispirato a una storia vera, frenato da una regia a disagio e da una sceneggiatura inutilmente prolissa. La poesia vagabonda di Charlot è gradevolmente adattata all’arte di arrangiarsi dei due protagonisti, cui Poelvoorde e Zem infondono la giusta umanità. Sono loro, insieme alle trionfali musiche di Michel Lagrand a salvare un dramedy innocuo e caramelloso. Voto: 6

Melbourne – Iran, 2014 di Nima Javidi con Peyman Moaadi, Negar Javaherian – SETTIMANA DELLA CRITICA

In procinto di partire per l’Australia, giovane coppia deve fronteggiare l’inspiegabile morte di una neonata in casa propria. Due camere e cucina ma con grande tensione drammatica. Con un occhio alle turbolenze famigliari di Asgar Farhadi (il protagonista è lo stesso di Una separazione), un’opera d’esordio fa ben sperare, anche se l’accumulo di eventi, in unità di tempo, luogo e azione, mette più volte a rischio la credibilità dell’insieme. Voto: 6½

Giuseppe D’Errico

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