The Zero Theorem (id, GB, 2013) di Terry Gilliam, con Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Matt Damon, Tilda Swinton, Lucas Hedges, Lily Cole, Rupert Grint, Peter Stormare, Ben Whishaw
Sceneggiatura di Pat Rushin
Fantascienza, 1h 47′
Voto: 6 su 10
In un mondo ultra tecnologizzato, un genio dei computer in depressione tenta di risolvere il misterioso “teorema zero” per il direttore di una enorme corporazione di sorveglianza. Lo aiutano il figlio del capo e una tenera prostituta virtuale. Terry Gilliam ritorna sui passi di Brazil e L’esercito delle 12 scimmie, con una distopia futuristica che riflette sui grandi temi esistenziali della vita. Il film, però, appare faticoso, sbrindellato, vecchiotto e francamente poco ispirato. Restano alcuni squarci immaginifici sospesi tra ironia e inquietudine e la solita, immensa capacità del regista di cavare il più possibile da budget ridottissimi. Ottimi attori e strepitosi cameo di Damon e di una autoironica Swinton. In Concorso.
Tom à la ferme (id, Canada/Francia, 2013) di Xavier Dolan, con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu
Sceneggiatura di Xavier Dolan, dalla piéce teatrale di Michel Marc Bouchard
Drammatico, 1h 35′
Voto: 8 su 10
Il giovane Tom arriva in una fattoria isolata per presenziare al funerale del compagno. La madre del defunto, però, non è al corrente della relazione, e l’altro figlio si impegna affinché la situazione resti tale, con soprusi di ogni genere. Un travolgente melodramma di schiavitù psicologica, che tracima in un thriller opprimente e ossessivo, soffocato di tensione omoerotica. L’enfant prodige Dolan, alla quarta opera, incanta non solo per robustezza narrativa, ma anche per una padronanza del mezzo cinematografico che fa sperare a un prossimo grande autore. In Concorso.
Still Life (id, GB/Italia) di Uberto Pasolini, con Eddie Marsan, Joanne Froggatt
Sceneggiatura di Uberto Pasolini
Commedia, 1h 32′
Voto: 6½ su 10
John May è un anonimo impiegato comunale che segue le pratiche per le esequie di chi è solo al mondo. Licenziato per dei tagli al personale, avrà tre giorni di tempo per la sua ultima “missione”. Delicatissimo, e al contempo ferocissimo ritratto di una solitudine destinata a rimanere tale, per sempre. Un protagonista amabile riesce ad impedire che lo script precipiti pericolosamente nei territori del patetico, anche se le intenzioni ciniche vengono sovente tradite da più morbide trovate da fazzolettino. Orizzonti.
The Sacrament (id, Usa, 2013) di Ti West, con Joe Swanberg, AJ Bowen, Kentucker Audley, Amy Seimetz
Sceneggiatura di Ti West
Thriller, 1h 35′
Voto: 5½ su 10
In una località segreta della Guyana arrivano due giornalisti per un reportage su una setta religiosa. Ispirato ai fatti di Jonestown, un horror sociale in forma di mocumentary, con i personaggi impegnati a passarsi continuamente la macchina da presa per simulare la realtà. La sensazione di posticcio, però, è costante e non basta la mano di un regista che dimostra di conoscere bene le regole della tensione (produce Eli Roth) per provocare il giusto senso del disturbo. Orizzonti.
Eastern Boys (id, Francia, 2013) di Robin Campillo, con Olivier Rabourdin, Kirill Emelyanov
Sceneggiatura di Robin Campillo
Drammatico, 2h 08′
Voto: 8½ su 10
Parigi, stazione centrale. Un quarantenne adesca un ragazzo dell’est per un incontro di sesso, ma in casa si presenta l’intera banda che gli deruba tutto. Qualche tempo dopo quel ragazzo ritorna. Quasi una versione (con le dovute misure) più cruda e realistica della favola di Pretty Woman, in chiave omosessuale e con occhio attento al degrado sociale dell’età contemporanea. Grandissima struttura narrativa, con una perfetta evoluzione delle psicologie, dallo storico collaboratore di Laurent Cantet, già regista del fortunato Les revenants. Splendide interpretazioni in un film che cattura dal primo all’ultimo fotogramma. Orizzonti.
La vida despuès (id, Messico, 2013) di David Pablos, con Maria Renée Prudencio, Améerico Hollander, Rodrigo Azuela
Sceneggiatura di David Pablos
Drammatico, 1h 30′
Voto: 4½ su 10
Due fratelli, violento il maggiore, più sensibile il minore, vanno in cerca della madre, scomparsa nel nulla. Nel viaggio impareranno a ritrovare anche se stessi. Temi già abbondantemente masticati dal cinema di tutte le età, un film piuttosto indolore e dimenticabile sulle ansie adolescenziali e sull’assenza genitoriale. Non colpisce la forma, non attacca la sceneggiatura, non spicca la regia. Orizzonti.
Giuseppe D’Errico
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