Venezia70: “Gravity” di Alfonso Cuaròn, abbandonati nello spazio

Gravity (id, Usa, 2013) di Alfonso Cuaròn, con Sandra Bullock, George Clooney

Sceneggiatura di Alfonso Cuaròn  e Jonàs Cuaròn

Fantascienza, 1h 31’

70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – Fuori Concorso

Voto: 9 su 10

Era da I figli degli uomini (2006, presentato in concorso proprio a Venezia) che il messicano Alfonso Cuaròn mancava dagli schermi. Ritorna al meglio, con un progetto atteso per quasi tre anni, scritto insieme al figlio Jonas e pronto a inserirsi, con merito, in una cospicua schiera di titoli che hanno fatto la storia del genere fantascientifico.

GRAVITY_GLa dottoressa Ryan Stone (Bullock) e il comandante Matt Kowalsky (Clooney), membri di una delicatissima missione spaziale a bordo dello Space Shuttle, vengono travolti da una violenta pioggia di detriti nel bel mezzo di un controllo tecnico all’esterno della nave. Alla deriva, senza appigli e privi di contatti con la base operativa, gli astronauti cercheranno in tutti i modi di sopravvivere alla situazione…

Le promesse non sono state deluse: annunciato come l’ultima grande frontiera visiva raggiunta dal potere cinematografico, Gravity si conferma un memorabile e rivoluzionario esperimento sulle capacità sensoriali della settima arte, in grado di allargare le dimensioni dell’azione a livelli fino a ora inesplorati, al punto da immergere completamente lo spettatore nella spaventosa galassia che “imprigiona” i due protagonisti, l’ottimo Clooney e una splendida Bullock che non vi farà rimpiangere la Ripley di Sigourney Weaver in Alien.

Lodevole l’economia di uno script perfettamente concentrato sul coinvolgimento emotivo, che permette in pieno il godimento di uno spettacolo strabiliante per gli occhi ed esaltante per lo spirito, costruito senza enfasi e con vertiginosi piani sequenza ad accompagnare un crescendo di intensità drammatica infallibile.

Una meraviglia, quando il cinema hollywoodiano riesce a contenere sperimentalismo d’autore e grande intrattenimento.

Giuseppe D’Errico

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