Two Mothers (Adore, Francia/Australia, 2013) di Anne Fontaine, con Naomi Watts, Robin Wright, Ben Mendelsohn, Xavier Samuel, James Frecheville, Sophie Lowe, Gary Sweet
Sceneggiatura di Christopher Hampton, dal romanzo “Le nonne” di Doris Lessing
Drammatico, 1h 50’, BiM Distribuzione, in uscita il 17 ottobre 2013
Voto: 4½ su 10
C’era di ché spaventarsi, ma in altro senso rispetto ai miseri risultati finali. Un film a lungo chiacchierato, d’ispirazione letteraria d’eccezione (“Le nonne” del Premio Nobel Doris Lessing), scritto da un drammaturgo poco meno che eccellente (al suo attivo copioni per il cinema come Le relazioni pericolose di Frears e A Dangerous Method di Cronenberg) e diretto da una promessa del cinema francese (Cocò avant Chanel). Chi l’avrebbe mai detto che l’accoppiata Christopher Hampton-Anne Fontaine, con l’aggravante di due attrici meravigliosamente algide come Naomi Watts e Robin Wright a interpretarlo, avrebbe potuto partorire un film tanto molle e assurdo?
La trama è presto detta: due amiche del cuore sull’avanzata via degli anta, intraprendono relazioni affettive l’una col figlio ventenne dell’altra, e viceversa, senza alcun tipo di dilemma etico evidente. La cosa va avanti negli anni, i ragazzi crescono e le mollano. O no? Come se non bastasse questo per poter additare Two Mothers come un leccato puntatone di una qualunque soap opera adulterina del pomeriggio, ci sono le spettacolari location marittime australiane a dare il colpo di grazia a un film artificioso e pretenzioso come pochi.
Tematiche simili avrebbero necessitato un polso più deciso di regia: pensiamo a cosa avrebbe potuto ottenerne uno come Fassbinder o, di contro, un artigiano della patina di lusso come Adrian Lyne, almeno qualcosa sarebbe rimasto nell’immaginario collettivo. Invece così com’è, il film di Anne Fontaine non serve a niente e a nessuno, se non ad alimentare il chiacchiericcio da talk shaw su milf e toyboy contemporanei. L’inconsistenza della scrittura è ciò che più lascia esterefatti, come se Hampton si fosse sforzato di rendere quanto più possibile inerte un materiale originario di sottile ironia.
Risultato: un tremendo fumettone erotic-soft senza alcun nerbo, fatto per una media borghesia pigra e finto-intellettuale godereccia, con due attrici altrove intense ridotte a far le oche bionde con la fregola del surfista (per inciso, figli che sono inquietante specchio riflesso di due madri contraddittorie e sentimentalmente ambigue tra loro), con buona pace dell’emancipazione femminile e del senso di libertà tanto sbandierato e offeso nel decorso mogio e sempre più ilare del film.
Giuseppe D’Errico
Lascia un commento