“The Equalizer – Il vendicatore”, Denzel il raddrizzatorti è tornato

The Equalizer – Il vendicatore (The Equalizer, Usa, 2014) di Antoine Fuqua con Denzel Washington, Marton Csokas, Chloë Grace Moretz, Bill Pullman, Melissa Leo, David Arbour

Sceneggiatura di Richard Wenk

Azione, 2h 11′, Warner Bros. Entertainment Italia, in uscita il 9 ottobre 2014

Voto: 5 su 10

Ritorna al cinema la figura del “raddrizzatorti”, personaggio reso celebre dalla maschera vendicativa e socialmente attiva dei vari Charles Bronson, Steven Segal e compagnia. Per The Equalizer – Il vendicatore, il regista Antoine Fuqua rispolvera l’omonima serie televisiva degli anni Ottanta (intitolata in Italia Un giustiziere a New York) e chiama Denzel Washington a interpretare l’eroe giustizialista, dopo averlo già portato all’Oscar nel 2000 con Training Day.

the-equalizer-il-vendicatore-locandinaL’attore è Robert McCall, commesso in un negozio di forniture edili, pacioso e ben voluto da tutti, che si prende a cuore le sorti della baby prostituta Teri (Moretz), sfruttata da una banda di papponi russi: quando la ragazza viene ridotta in fin di vita, McCall fa fuori tutti. Sarà solo l’inizio di una lotta senza esclusione di colpi contro la mafia sovietica, capitanata dal feroce Teddy (Csokas), ma anche per combattere tutti quei soprusi che mettono costantemente in ginocchio la gente buona e indifesa.

Rozzo ma di indubbia efficacia, The Equalizer si affida fin troppo al consolidato carisma di Washington nelle vesti dell’eroe sanguinario e vendicatore senza mai andare oltre un discorso che si ferma a un datato manicheismo da guerra fredda, con i russi mostruosamente cattivi e gli americani pronti a tendere la mano verso il prossimo (multi-etnicamente assortito, si intende). E, quando la sceneggiatura non sa più quali frecce tendere al proprio arco, scade in un pur divertente grand guignol che trova il suo culmine nella carneficina in stile Saw e formato Ikea del finale, tra sguardi solenni e piogge in ralenti. Gli appassionati del genere non avranno di che lamentarsi, ma l’ambiguità morale di certe operazioni c’era trent’anni fa e permane ancora oggi.

Giuseppe D’Errico

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