
The Canyons (id, Usa, 2012) di Paul Schrader, con Lindsay Lohan, James Deen, Nolan Gerard Funk, Tenille Houston, Amanda Brooks, Gus Van Sant
Sceneggiatura di Bret Easton Ellis
Drammatico, 1h 39′, Adler Entertainment, in uscita il 14 novembre 2013
Voto: 4½ su 10
Presentato come evento speciale fuori concorso alla scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove il regista Paul Schrader era presidente della sezione Orizzonti, questo The Canyons ha potuto beneficiare (o pagare, dipende dai punti di vista) di una vetrina di sicuro richiamo. Che fosse la classica opera maledetta era chiaro sin dai tempi della lavorazione: girato in maniera completamente indipendente, con tanto di raccolta fondi su internet a sostegno del progetto, dominato dalle bizze della sua presunta star, una disfatta Lindsay Lohan in veste anche di produttrice, e basato su un soggetto del maledettissimo Bret Easton Ellis, l’autore di Al di là di ogni limite e American Psycho, che dal cinema non ha mai ottenuto un buon servigio. Terribili avvisaglie, risultati fedeli a cotante premesse.
Siamo a Los Angeles, nuovamente teatro di una selva di liaison e inganni tra cinque giovani inseriti in vario modo nell’industria cinematografica: Tara (Lohan) è un’attricetta tormentata dal compagno produttore, Christian (il pornodivo James Deen, al suo debutto nel cinema d’autore), che la costringe a frequenti giochi sessuali con sconosciuti; la ragazza è in realtà innamorata di Ryan (Funk), conosciuto ai tempi dei corsi di recitazione e mai più dimenticato. Si da il caso che Ryan sia il prossimo protagonista del film prodotto da Christian che, fiutato l’inghippo sentimentale, si mette a indagare nel peggiore dei modi.
Tanto atteso quanto misero e piatto il ritorno alla regia dello sceneggiatore di Taxi Driver, mente illuminata della New Hollywood qui alle prese con un film portato a termine in evidente stato d’emergenza (di soldi, di idee, di attori). L’economia di mezzi non è un limite per un grande cineasta come Schrader, in grado di ottenere il massimo risultato estetico anche con budget ridotti all’osso: poche volte si è vista una città degli angeli tanto malsana, inquieta e abbandonata ai suoi demoni. Peccato che gli sforzi registici non siano capaci di parare la sceneggiatura banale e stereotipata di Bret Easton Ellis, una satira d’ambiente che sarebbe risultata sorpassata anche nei primi anni Ottanta. Si aggiungono dei dialoghi francamente penosi.
Delusione Lohan: livida nel fisico e instabile nella recitazione su tacco dodici, imbarazzante nel tentativo di mostrarsi sexy o intensa a seconda della bisogna, sembra sia continuamente sul punto di vomitare e desta un’enorme tenerezza. Al contrario, l’ammiccante Deen si atteggia fiero e strabuzza gli occhietti chiari, mentre Gerard Funk spera di rendere credibile il compromesso drammatico dell vicenda. Ma il risultato resta un fumettone noioso e inerte, raggelato da mortificanti sequenze erotiche che invocano la patina di Adrian Lyne.
Giuseppe D’Errico
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