Take Five (Italia, 2013) di Guido Lombardi con Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio, Antonio Pennarella, Antonio Buonomo, Esther Elisha, Vittoria Schisano
Sceneggiatura di Guido Lombardi
Noir, 1h 35′, Microcinema, in uscita il 2 ottobre 2014
Voto: 6 su 10
Ha dovuto aspettare un anno per essere distribuito in sala, dopo la presentazione in concorso al festival del Film di Roma. Opera seconda di Guido Lombardi, dopo l’acclamato La-bas – Educazione criminale (Leone del Futuro e Miglior Film alla Settimana della critica di Venezia 68), Take Five è una commedia noir che trasporta il grande colpo nella Gomorra dei nostri tempi.
Heist movie alla napoletana, tra I soliti ignoti, Ocean’s e Tarantino, è la storia di cinque delinquenti partenopei accomunati dalla voglia di un riscatto che si traduce in una rapina al tesoriere di una banca: Gaetano (Di Vaio), un ricettatore con anni di galera alle spalle, suo nipote Salvatore (Ruocco), un pugile squalificato a vita, il fotografo Sasà (Striano), ex rapinatore reduce da un infarto, l’idraulico Carmine (Paternoster), incensurato col vizio del gioco, e il grande gangster Sciomén (Lanzetta), ormai stanco e depresso. Gli interessi individuali e la camorra alla porta manderanno all’aria il sogno di una nuova vita.
Strutturato come una partitura jazz (il titolo è preso da un classico del Dave Brubeck Quartet del 1959, caratterizzato da un particolare ritmo in 5/4), registicamente avvolgente e con l’ammirevole propensione a indagare territori poco battuti dal cinema italiano contemporaneo, Take Five si perde in una sceneggiatura che indebolisce l’idea principale con troppi flashback e colpi di scena artificiosi, affidandosi forse troppo all’affiatamento degli attori (che con i personaggi condividono spesso anche il passato nella malavita) e ai siparietti tragicomici che li coinvolgono. Vorrebbe far ridere, vorrebbe mantener viva la tensione drammatica, vorrebbe fare denuncia sociale: Lombardi fa di tutto un po’, ottenendo l’impressione di un film coraggioso, anche piacevole, ma confuso e senza un vero obiettivo.
Giuseppe D’Errico
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