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Venezia76 – Concorso: “Marriage Story”, un film di Noah Baumbach, la recensione

Marriage Story (id, Usa, 2019) di Noah Baumbach con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Azhy Robertson, Marck O’Brien, Wallace Shawn, Merritt Wever

Sceneggiatura di Noah Baumbach

Drammatico, 2h 16’, Netflix

Voto: 7½ su 10

Il re del mumblecore statunitense e il cinema come elemento taumaturgico per i propri drammi privati. Marriage Story (distribuisce Netflix dal 6 dicembre) è il film con cui Noah Baumbach rilegge, almeno in parte, il proprio divorzio dall’attrice Jennifer Jason Leigh, dopo aver già affrontato il tema col folgorante Il calamaro e la balena (2005), in cui riviveva la sua esperienza di figlio di genitori divorziati. Attraverso la naturale empatia cinematografica che, si spera, ogni buona pellicola dovrebbe essere capace di infondere, il regista attua un transfert di affidamento totale al mezzo per provare a comprendere come un matrimonio possa trasformarsi in un incubo giuridico inevitabilmente concepito per dividere, dove le singole parti si isolano nella propria storia, escludendo quella dell’altra.

RomaFF12 – Selezione Ufficiale: “The Only Living Boy in New York”, un film di Marc Webb, la recensione

The Only Living Boy in New York (id, Usa, 2017) di Marc Webb con Callum Turner, Jeff Bridges, Kate Beckinsale, Pierce Brosnan, Cynthia Nixon, Kiersey Clemons, Tate Donovan, Wallace Shawn, Debi Mazar

Sceneggiatura di Allan Loeb

Commedia, 1h 28′

Voto: 5½ su 10

Bisogna ammettere che si prova una certa riluttanza verso film come The Only Living Boy in New York, e non perché l’ultimo lavoro di Marc Webb (500 giorni insieme) sia realizzato male, tutt’altro. Però è decisamente frustrante assistere all’ennesima formula della commedia intellettuale newyorkese i cui personaggi sembrano struggersi di insicurezze grevemente borghesi dall’alto della loro agiatezza. Ancora una volta, lo spettacolo che ci viene proposto vive tra le strade di un’abbagliante Manhattan dai colori autunnali, teatro delle idiosincrasie da soap opera di un manipolo di artistoidi, o sedicenti tali o che ambirebbero tanto a esserlo, incapaci di comportamenti umanamente accettabili.

“Una fragile armonia”, un dramma radicale sull’ambizione e sulla perfezione

Una fragile armonia (A late quartet, Usa, 2012) di Yaron Zilberman, con Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Mark Ivanir, Christopher Walken, Imogen Poots, Wallace Shawn

Sceneggiatura di Yaron Zilberman e Seth Grossman

Drammatico, 1h 45’, Good Films, in uscita il 12 settembre 2013

Voto: 7½ su 10

Sono pochissimi i film che hanno tentato di indagare le fragilità della natura umana utilizzando le tonalità profonde e fugaci della musica. Si riaffacciano alla memoria I favolosi Baker del bellissimo e sottovalutato esordio di Steve Kloves, con i fratelli Beau e Jeff Bridges al piano a contenere il fulgore della sciantosa Michelle Pfeiffer,  o ancora l’amicizia a suon di brividi jazz di Bertrand Tavernier in Round Midnight.