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Venezia76 – Fuori Concorso: “Adults in the Room”, un film di Costa-Gavras, la recensione

Adults in the Room (id, Francia/Grecia, 2019) di Costa-Gavras con Christos Loulis, Alexandros Bourdoumis, Ulrich Tukur, Daan Schuurmans, Christos Stergioglou, Dimitris Tarlow, Alexandros Logothetis, Josiane Pinson, Cornelius Obonya, Aurélien Recoing, Vincent Nemeth, Francesco Acquaroli, Thanos Tokakis, George Lenz, Themis Panou, Maria Protopappa, Valeria Golino

Sceneggiatura di Costa-Gavras dal libro “Adults in the Room – My Battle with Europe deep Establishment” di Yanis Varoufakis

Commedia, 2h 04’

Voto: 7 su 10

Nel gennaio 2015, il partito di sinistra di Alexīs Tsipras prometteva alla Grecia che avrebbe risollevato le sorti economiche del paese, dopo anni in cui il brutale giogo dell’Eurogruppo aveva imposto al popolo la dittatura dell’austerità, in cui umanità e compassione erano del tutto ignorate. Nei mesi successivi, il suo ministro delle finanze Yanis Varoufakis si rese protagonista di una infuocata trattativa con il Fondo Monetario Europeo per risanare l’insanabile debito greco, ma di contro ebbe solamente umilianti condizioni di ristrettezza. Il 5 luglio gli elettori greci rifiutarono le proposte di ristrutturazione fornite dai creditori ma, nonostante il risultato del referendum parlasse chiaramente di un’uscita della Grecia dall’Euro, nella notte fra il 12 e il 13 luglio 2015, Tsipras e i creditori raggiunsero finalmente un accordo, rendendo vano il voto, e Varoufakis fu costretto alle dimissioni.

Venezia76 – Concorso: “Ema”, un film di Pablo Larraìn, la recensione

Ema (id, Cile, 2019) di Pablo Larraìn con Mariana Di Girolamo, Gael García Bernal, Santiago Cabrera, Giannina Fruttero, Catalina Saavedra, Eduardo Paxeco, Mariana Loyola

Sceneggiatura di Guillermo Calderón, Pablo Larraín, Alejandro Moreno

Drammatico, 1h 42’, Movies Inspired

Voto: 4 su 10

Funesto fu lo slittamento di produzione del secondo film americano di Larraìn, ora previsto per l’autunno, che ha dato modo al regista cileno di tornare nella madre patria, precisamente Valparaíso, per girare nel giro di sei settimane questo scombinato melodramma sessual-famigliare a ritmo di reggaeton. Era dai tempi del suo esordio con Fuga nel 2006 che Larraìn non tornava a raccontare una storia di finzione, dopo vari e acclamati tranche de vie storici e biografici in cui la verità passava sempre attraverso la lente deformante della politica. Dal suo ultimo film, il bellissimo Jackie, recupera l’idea di una donna ferita negli affetti e in procinto di iniziare una nuova vita da protagonista.

Venezia76 – Concorso: “Joker”, un film di Todd Phillips, la recensione

Joker (id, Usa, 2019) di Todd Phillips con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy, Shea Whigham, Brett Cullen, Douglas Hodge

Sceneggiatura di Todd Phillips, Scott Silver

Drammatico, 1h 58’, Warner Bros. Entertainment Italia, in sala dal 3 ottobre 2019

Voto: 8 su 10

Se è vero che i personaggi più interessanti di ogni storia sono sempre i cattivi, nell’universo della DC Comics è una chiara certezza. Joker, forse la più famosa delle nemesi di Batman, è il primo fra loro a guadagnarsi un film tutto suo (ignoriamo di proposito il pessimo Catwoman “commesso” da Pitof nel 2004), dopo essere già apparso sul grande schermo varie volte e sempre con celebri attori a interpretarne l’inquietante ghigno sardonico. Quest’atteso stand-alone, lontanissimo dall’iconografia più tradizionale, può fregiarsi di un protagonista a dir poco magistrale come Joaquin Phoenix, che compie uno studio di rara intensità su un villain le cui ragioni non sono mai state davvero approfondite prima d’ora.

Venezia76 – Fuori Concorso: “Seberg”, un film di Benedict Andrews, la recensione

Seberg (id, Usa, 2019) di Benedict Andrews con Kristen Stewart, Jack O’Connell, Margaret Qualley, Zazie Beetz, Yvan Attal, Stephen Root, Colm Meaney, Vince Vaughn, Anthony Mackie, Jade Pettyjohn, Grantham Coleman, James Jordan

Sceneggiatura di Joe Shrapnel, Anna Waterhouse

Biografico, 1h 42’

Voto: 6 su 10

Jean Seberg, la diva triste. Otto Preminger, che nel 1957 la lanciò appena maggiorenne nell’adattamento da George Bernard Shaw Santa Giovanna, per poco non le stroncò la carriera sul nascere, non solo perché rischiò seriamente di bruciarla viva durante le riprese del rogo, ma anche perché in molti accusarono proprio l’acerba Jean di essere stata la causa del fallimento del film. Eppure, quel volto lunare e lo sguardo inquieto seppero farsi manifesto di un disagio che l’attrice americana coltivava interiormente: solo un anno dopo sarà, sempre diretta da Preminger, l’adolescente problematica di Bonjour Tristesse, il celebre melodramma tratto dal romanzo di Françoise Sagan, mentre è del 1960 la consacrazione con À bout de souffle di Jean Luc Godard, che ne fece il volto simbolo della Nouvelle Vague. Presenza scenica sofisticata, una recitazione spontanea, impalpabile, cristallizzata in una filmografia che ne sprecò in gran parte il potenziale, nella sua breve e infelicissima vita (1938 – 1979) la Seberg infilò quattro matrimoni, la perdita di una figlia e decine di tentativi di suicidio; l’ultimo le riuscì: venne ritrovata morta in macchina, dopo più di dieci giorni di latitanza. Lasciò un biglietto tristissimo: “Perdonatemi. Non riesco a vivere più a lungo con i miei nervi”. Aveva 40 anni.

Venezia76 – Concorso: “J’Accuse – L’ufficiale e la spia”, un film di Roman Polanski, la recensione

J’Accuse – L’ufficiale e la spia (J’Accuse, Francia/Italia, 2019) di Roman Polanski con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Melvil Poupaud, Mathieu Amalric, Damien Bonnard, Denis Podalydès

Sceneggiatura di Robert Harris e Roman Polanski, tratto dal romanzo “L’ufficiale e la spia” di Robert Harris (ed. Mondadori)

Storico, 2h 12’, 01 Distribution, in sala dal 21 novembre 2019

Voto: 8½ su 10

Da tempo Roman Polanski cercava di portare sul grande schermo il tristemente celebre “affaire Dreyfus”, uno dei più clamorosi scandali giudiziari del diciannovesimo secolo, forse più per sensibilità al tema che per altro. Come ben noto, infatti, il grande regista polacco ha non poca familiarità con i meccanismi di persecuzione legislativa che il film, non a caso, scandaglia con clinica precisione; certamente la questione personale di Polanski non ha nulla a che vedere con la macchinazione e conseguente indagine che il film racconta, ma è altresì evidente quanto il caso l’abbia ispirato, per ovvie ragioni.

Venezia76 – Concorso: “Il sindaco del Rione Sanità”, un film di Mario Martone, la recensione

Il sindaco del Rione Sanità (id, Italia, 2019) di Mario Martone con Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe Gaudino

Sceneggiatura di Mario Martone e Ippolita Di Majo, tratto dalla commedia omonima di Eduardo De Filippo

Drammatico, 1h 58’, Nexo Digital

Voto: 6 su 10

Sulla scorta di una lavoro di regia svolto per il teatro sul testo di Eduardo De Filippo, Mario Martone trasferisce sul grande schermo Il sindaco del Rione Sanità, con ovvie modifiche di adeguamento al mezzo filmico ma senza tradire l’impostazione contemporanea che già aveva raccolto consensi sulle tavole del palcoscenico. L’operazione di trasposizione, da classico della tradizione teatrale italiana a riadattamento in chiave moderna a opera cinematografica, non è così scontato, e si percepiscono le difficoltà di Martone nel cercare di evitare le secche del teatro filmato, avendo mantenuto in gran parte l’integralità del testo e riconfermando l’intera squadra di interpreti (ad eccezione di Roberto De Francesco che subentra nel ruolo del dottore) già formati sul palco.

Venezia76 – Concorso: “Ad Astra”, un film di James Gray, la recensione

Ad Astra (id, Usa, 2019) di James Gray con Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Ruth Negga, Liv Tyler, Donald Sutherland, Loren Dean, Kimberly Elise, Lisa Gay Hamilton, Anne McDaniels, John Ortiz

Sceneggiatura di James Gray e Ethan Gross

Fantascienza, 2h 04’, 20th Century Fox Italia, in sala dal 26 settembre 2019

Voto: 5 su 10

Il viaggio nello spazio come alienazione – è proprio il caso di dirlo – dell’uomo contemporaneo dalle sue paure. Per spiegare Ad Astra, suo primo film di fantascienza in un ricco carnet di drammi famigliari declinati in varie forme, il regista James Gray ci va giù pesante: “È come se avessi preso un pizzico di Cuore di tenebra di Conrad, proprio come ha fatto Coppola in Apocalypse Now, e lo avessi miscelato con le atmosfere di 2001: Odissea nello spazio, per farne uscire qualcosa di originale”. Un tentativo francamente maldestro di intimismo cosmico, si direbbe, di cui è protagonista assoluto l’imbambolato Brad Pitt, il divo dallo sguardo ceruleo perennemente abbacchiato.

Venezia76 – Concorso: “Marriage Story”, un film di Noah Baumbach, la recensione

Marriage Story (id, Usa, 2019) di Noah Baumbach con Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Alan Alda, Ray Liotta, Julie Hagerty, Azhy Robertson, Marck O’Brien, Wallace Shawn, Merritt Wever

Sceneggiatura di Noah Baumbach

Drammatico, 2h 16’, Netflix

Voto: 7½ su 10

Il re del mumblecore statunitense e il cinema come elemento taumaturgico per i propri drammi privati. Marriage Story (distribuisce Netflix dal 6 dicembre) è il film con cui Noah Baumbach rilegge, almeno in parte, il proprio divorzio dall’attrice Jennifer Jason Leigh, dopo aver già affrontato il tema col folgorante Il calamaro e la balena (2005), in cui riviveva la sua esperienza di figlio di genitori divorziati. Attraverso la naturale empatia cinematografica che, si spera, ogni buona pellicola dovrebbe essere capace di infondere, il regista attua un transfert di affidamento totale al mezzo per provare a comprendere come un matrimonio possa trasformarsi in un incubo giuridico inevitabilmente concepito per dividere, dove le singole parti si isolano nella propria storia, escludendo quella dell’altra.

Venezia76 – Concorso: “La vérité”, un film di Kore-eda Hirokazu, la recensione

La Vérité (id, Francia/Giappone, 2019) di Kore-eda Hirokazu con Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier, Manon Clavel, Roger Van Hool, Maya Sansa

Sceneggiatura di Kore-eda Hirokazu

Commedia, 1h 46’, BiM, in sala dal 3 ottobre 2019

Voto: 8 su 10

Al suo primo film europeo, quasi un “atto di fiducia” dopo la Palma d’Oro a Cannes 2018 per l’acclamato Un affare di famiglia, il giapponese Kore-eda Hirokazu cambia lingua ma il sentire è lo stesso. I sentimenti umani, specie se inquadrati all’interno di un complesso famigliare, rispondono tutti al medesimo codice emotivo, che esplodano in una palafitta fatiscente o in una lussuosa villa parigina. Con La vérité, il regista torna ancora una volta a riflettere sui legami affettivi tra genitori e figli e su cosa li renda realmente tali; per farlo, si affida a due attrici straordinarie, Catherine Deneuve e Juliette Binoche, e a una formula che ci accompagna sin dalla notte dei tempi: meglio una verità crudele o una bugia a fin di bene?

Venezia76 – Orizzonti: “Pelican Blood”, un film di Katrin Gebbe

Pelican Blood (Pelikanblut, Germania/Bulgaria, 2019) di Katrin Gebbe con Nina Hoss, Katerina Lipovska, Murathan Muslu, Adelia-Constance Ocleppo

Sceneggiatura di Katrin Gebbe

Drammatico, 2h 01’

Voto: 4 su 10

Se si potesse considerare Pelican Blood unicamente per il ritratto di madre irriducibile che propone, allora non avremmo problemi a consegnare l’opera seconda della tedesca Katrin Gebbe, anche sceneggiatrice, agli annali del genere. Purtroppo, però, il film è anche altro, e non basta la strenue interpretazione della sempre eccellente Nina Hoss a farci desistere dal considerarlo altamente discutibile per come sceglie di declinare una storia, a dire il vero, non così originale.