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“A behanding in Spokane” di Martin McDonagh, uno spettacolo di Carlo Sciaccaluga, la recensione

A BEHANDING IN SPOKANE
di Martin McDonagh

traduzione Carlo Sciaccaluga
con Andreapietro Anselmi, Alice Arcuri, Maurizio Bousso, Denis Fontanari
scenografie e luci Federica Rigon
regia Carlo Sciaccaluga
produzione ariaTeatro

Nell’ambito della rassegna “TREND – Nuove frontiere della scena britannica – XVII edizione”
festival a cura di Rodolfo di Giammarco

In scena al Teatro Belli dal 26 al 28 novembre 2018

Voto: 6 ½ su 10

C’è un sicario con una mano mozzata e una coppia di spacciatori che, maldestramente, tentano di ingannarlo; c’è lo stralunato concierge dell’albergo nel quale l’azione si svolge che, continuamente, interrompe le dinamiche narrative di questa triade di personaggi per scombinare il corso degli eventi e rimescolare destini che sembrano essere sempre avviati verso una tragica sorte. Si aggiunge al tutto una presenza che mai si palesa sul palco – l’anziana madre del killer Carmichael – che pur si impone, attraverso il solo racconto che gli altri ne fanno, come una presenza vivida e disturbante non meno dei suoi improbabili compagni di disavventura.

Venezia74: “Three Billboards outside Ebbing, Missouri”, un film di Martin McDonagh, la recensione

Three Billboards outside Ebbing, Missouri (id, GB/Usa, 2017) di Martin McDonagh con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish, Lucas Hedges, Željko Ivanek, Caleb Landry Jones, Clarke Peters, Samara Weaving, John Hawkes, Peter Dinklage

Sceneggiatura di Martin McDonagh

Drammatico, 2h 01′, 20th Century Fox

Voto: 8½ su 10

Non c’è pace per una madre in cerca di giustizia nel terzo film di Martin McDonagh, autore inglese già apprezzato in patria per una serie di importanti testi teatrali, nonchè regista di un cortometraggio Premio Oscar (Six Shooter, 2005) e di due opere per il cinema che hanno saputo distinguersi nel panorama di genere (In Bruges, 2008, e 7 Psicopatici, 2012). Ma è con Three Billboards outside Ebbing, Missouri, che firma il suo lavoro migliore, quello in cui conferma la piena maturità artistica, sia da un punto di vista di estetica che di poetica cinematografica.