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“Un autunno di fuoco” di Eric Coble, uno spettacolo di Marcello Cotugno, la recensione

La Contrada – Teatro Stabile di Trieste

UN AUTUNNO DI FUOCO
da “The velocity of autumn” di Eric Coble

con Milena Vukotic e Maximilian Nisi
scene Luigi Ferrigno
costumi Andrea Stanisci
luci Bruno Guastini
aiuto regia Martina Gargiulo
assistente scenografo Sara Palmieri
musiche a cura di Marcello Cotugno
regia di Marcello Cotugno

In scena al Teatro Ghione di Roma fino al 25 novembre 2018

Voto: 7½ su 10

Di Un autunno di fuoco, una raffinata commedia crepuscolare dell’angloamericano Eric Coble, resta addosso la dimensione intima restituita dalla recitazione splendidamente misurata di Milena Vukotic. La piccola grande signora delle scene italiane interpreta Alexandra, un’anziana possidente di un’appartamento newyorkese, con vista su un meraviglioso albero dalle fronde ambrate; vedova ormai da anni e con una folla di avvoltoi a darle fiato sul collo, la signora si è barricata in casa con una serie di bombe molotov e la minaccia di farsi esplodere se ancora qualcuno tentasse di buttarla fuori dal nido in cui ha vissuto per ben 45 anni. Un estremo tentativo di allontanarla dal suo microcosmo le arriva dal figlio minore Christopher (Maximilian Nisi), redivivio dopo quasi due decenni di assenza: piombatole in soggiorno direttamente dalla finestra, il ragazzo ce la metterà tutta per far cambiare idea alla madre, intavolando con lei una strana guerra di ricordi, recriminazioni e scelte condivise. Lo scontro si trasformerà ben presto in un incontro di libertà.

“L’idea di ucciderti”, uno spettacolo scritto e diretto da Giancarlo Marinelli, la recensione

L’IDEA DI UCCIDERTI

scritto e diretto da Giancarlo Marinelli
con Fabio Sartor, Caterina Murino, Paolo Lorimer, Francesco Maccarinelli, Francesca Annunziata
e con la partecipazione straordinaria di Paila Pavese
Scene: Lisa De Benedittis
Costumi: Teresa Acone
Luci: Luca Palmieri

In scena al Teatro Ghione dal 27 febbraio all’11 marzo 2018

Voto 6½ su 10

Un uomo viene trascinato in commissariato con l’accusa, terribile, di aver ucciso la moglie. Lo interroga una donna (Caterina Murino) che attraversa un momento di particolare fragilità sentimentale, provata dalla malattia mentale della madre (Paila Pavese) e dal recente abbandono del marito. Questo magistrato riconosce nel sospettato (Fabio Sartor), man mano che il teso interrogatorio procede, dei motivi di empatia, benché lui ammetta, quasi subito, di essere colpevole dell’odioso crimine. L’assassino (o presunto tale) è una persona sgradevole, che ricatta il proprio avvocato (Paolo Lorimer), si fa beffe della guardia carceraria che lo tiene in custodia (Francesco Maccarinelli), e sembra corteggiare il pubblico ministero che tenta di metterlo alle strette, poiché – egli afferma – è impressionantemente somigliante ad Elaida, l’odiata consorte che dice di aver trucidato.

“Miseria e nobiltà 2.0” di Edoardo Scarpetta, uno spettacolo di Giuseppe Miale Di Mauro

MISERIA E NOBILTÀ 2.0
di Edoardo Scarpetta

riscrittura e regia Giuseppe Miale Di Mauro
adattamento di Antonio Guerrieri
con Francesco Procopio, Antonio Grosso
e con Francesca Annunziata, Philippe Boa, Maria Chiara Centorami, Antonio Friello, Maria Lauria, Stefano Miglio, Luana Pantaleo, Antonello Pascale, Federica Pizzutillo, Alfredo Procopio, Andrea Vellotti
Scene di Luigi Ferrigno
Costumi Giovanna Napolitano
Luci di Luca Palmieri

In scena al Teatro Ghione di Roma fino al 7 gennaio 2017

Voto: 6 su 10

I classici sono tali perchè non invecchiano (non passano mai di moda, si direbbe), perché raccontano di un quatidiano sempre attuale e riflettono su dinamiche sociali che neppure il tempo può scalfire. Miseria e nobiltà di Edoardo Scarpetta, oltre a essere un classico per eccellenza del teatro italiano, fa parte anche del patrimonio culturale del nostro paese. Giuseppe Miale Di Mauro, insieme ad Antonio Guerrieri, l’ha riscritto e riadattato sui luoghi e i bisogni di questa nostra triste epoca, dimostrando come il senso dell’opera sia ancora fortemente vivo. 

“Minchia signor tenente”, Antonio Grosso e la quotidianità di una strage

LUX T presenta
MINCHIA SIGNOR TENENTE
di Antonio Grosso, regia Nicola Pistoia
con Daniele Antonini, Gaspare Di Stefano, Alessandra Falanga, Antonio Grosso, Francesco Nannarelli, Antonello Pascale, Francesco Stella, Ariele Vincenti e con Natale Russo
luci Luigi Ascione, scene Fabiana Di Marco, costumi Maria Marinaro, grafica Andrea Ranaldi, elettricista Claudio Lelli, promozione Roberta Federica Serrao, aiuto regia Luigi Pisani, distribuzione Razmataz
In scena al Teatro Ghione di Roma fino all’11 maggio

Voto: 8 su 10

In scena dal 2008 e giunto, nella prima del 2 maggio, alla 160a replica, Minchia signor tenente di Antonio Grosso è un testo che ha ottime prospettive di rientrare nell’albo del più apprezzato teatro comico italiano contemporaneo. Autore sensibile e attore formidabile, Grosso ha trovato ispirazione per lo spettacolo da un ricordo famigliare: classe 1982, figlio di un ex maresciallo dei carabinieri, era seduto col padre a guardare la finale di Sanremo del 1994, annata che decretò la vittoria di Aleandro Baldi e l’argento per un inedito Giorgio Faletti che al Festival portò la canzone di denuncia “Signor tenente”. L’impressione fu enorme, tanto da mutarsi nel tempo in stimolo drammaturgico per questa giustamente applauditissima pièce, capace di unire con assoluta serenità la migliore risata della grande tradizione teatrale napoletana (riecheggiano Eduardo e La Smorfia, ma le suggestioni sfiorano anche Totò e Indietro tutta) alla ferita mafiosa che, sottovoce, è oggi ancor più dolorosa.

“Love Letters”: Valeri e Ferrari abbracciano i giovani

LOVE LETTERS di A.R. Gurney
con Valeria Valeri, Paolo Ferrari e la Compagnia dei Piccoli Per Caso
Allestimento a cura di Guido Governale e Veruska Rossi
In scena al Teatro Ghione di Roma fino al 26 gennaio

Voto Ozza: 7 su 10

Voto D’Errico: 7 su 10

Love Letters di A.R. Gurney è un testo teatrale epistolare: ridotta ai minimi termini, l’azione drammaturgica risiede tutta in uno scambio di missive d’amore fra i due protagonisti.
La sua semplicità di messa in scena ha sempre allettato gli attori più impegnati, soprattutto quelli cinematografici e televisivi, che vedevano in questo testo, (e ahinoi vedono tuttora), l’occasione di proporsi a teatro con il minimo sforzo: niente memoria (ormai sempre più temuta), poche prove, poca fatica insomma.

“La ricotta”, Antonello Fassari e la “fame di pane” pasoliniana

LA RICOTTA
di PIER PAOLO PASOLINI
con ANTONELLO FASSARI e Adelchi Battista
regia ANTONELLO FASSARI
progetto musicale Lele Marchitelli
produzione GOLDEN ART PRODUCTION e MIND PRODUCTION

Teatro Ghione di Roma fino al 28 febbraio

Voto: 7½ su 10

Tratto da un racconto (1963) di Pier Paolo Pasolini, e da lui stesso trasposto per il grande schermo nel geniale episodio omonimo, condannato all’epoca per “vilipendio alla religione”, del film Ro.Go.Pa.G (acronimo per le iniziali dei registi che vi presero parte, Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti), La ricotta acquista, in questa sua nuova veste teatrale, un significato tutto contemporaneo della nuova miseria umana.