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“120 battiti al minuto”, un film di Robin Campillo, la recensione

120 battiti al minuto (120 battements par minute, Francia, 2017) di Robin Campillo con Nahuel Pérez Biscayart, Arnaud Valois, Adèle Haenel, Antoine Reinartz, Félix Maritaud, Ariel Borenstein, Aloïse Sauvage, Simon Bourgade, Médhi Touré, Simon Guélat, Coralie Russier, Catherine Vinatier, Théophile Ray, Jérôme Clément-Wilz, Jean-François Auguste, Saadia Bentaïeb

Sceneggiatura di Robin Campillo, Philippe Mangeot

Drammatico, 2h 24’, Teodora Film, in uscita il 5 ottobre 2017

Voto: 8½ su 10

L’espressione 120 battiti al minuto, in inglese, indica sia il numero di pulsazioni del cuore che i rintocchi di un tempo musicale, utilizzato soprattutto per la house music; il regista Robin Campillo la prende in prestito per farne il titolo del suo ultimo film (Grand Prix della giuria, Premio Fipresci e Queer Palm al Festival di Cannes) e per inquadrare un’epoca, quella dei primi anni Novanta, in cui i gay, vittime passive della sindrome da immunodeficienza acquisita nel decennio precedente, erano diventati protagonisti principali della battaglia per sconfiggere quella che venne definita la “peste del secolo”. La locuzione, però, non è solamente un tramite per la splendida colonna sonora di una stagione di passione, ma delinea perfettamente il carattere impetuoso e tenace che animò il movimento attivista di Act Up-Paris, l’associazione nata sull’esempio dell’omonima americana e pronta a tutto pur di rompere il silenzio generale sull’epidemia di AIDS.

Venezia70: “Eastern Boys” di Robin Campillo vince Orizzonti, tutti i premi collaterali

Per la sezione Orizzonti, la Giuria presieduta dal regista Paul Schrader ha decretato Eastern Boys di Robin Campillo Miglior Film. Riconoscimenti anche per Still Life di Uberto Pasolini, miglior regia, premio Speciale della Giuria Orizzonti a Ruin di Amiel Courtin-Wilson, Michael Cody, premio Speciale Orizzonti per il contenuto innovativo a Mahi Va Gorbeh (Fish & Cat) di Shahram Mokri, premio Orizzonti per il miglior cortometraggio a Kush di Shubhashish Bhutiani.

Venezia70, le minirecensioni: “The Zero Theorem”, “Tom à la ferme”, “Still Life”, “The Sacrament”, “Eastern Boys”, “La vida despuès”

The Zero Theorem (id, GB, 2013) di Terry Gilliam, con Christoph Waltz, Mélanie Thierry, David Thewlis, Matt Damon, Tilda Swinton, Lucas Hedges, Lily Cole, Rupert Grint, Peter Stormare, Ben Whishaw

Sceneggiatura di Pat Rushin

Fantascienza, 1h 47′

Voto: 6 su 10

In un mondo ultra tecnologizzato, un genio dei computer in depressione tenta di risolvere il misterioso “teorema zero” per il direttore di una enorme corporazione di sorveglianza. Lo aiutano il figlio del capo e una tenera prostituta virtuale. Terry Gilliam ritorna sui passi di Brazil e L’esercito delle 12 scimmie, con una distopia futuristica che riflette sui grandi temi esistenziali della vita. Il film, però, appare faticoso, sbrindellato, vecchiotto e francamente poco ispirato. Restano alcuni squarci immaginifici sospesi tra ironia e inquietudine e la solita, immensa capacità del regista di cavare il più possibile da budget ridottissimi. Ottimi attori e strepitosi cameo di Damon e di una autoironica Swinton. In Concorso.