Tag Archives: Raffey Cassidy

Venezia79 – Concorso: “White Noise”, un film di Noah Baumbach, la recensione

White Noise (id, Usa, 2022) di Noah Baumbach con Adam Driver, Greta Gerwig, Don Cheadle, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May Nivola, Jodie Turner-Smith, André L. Benjamin, Lars Eidinger

Sceneggiatura di Noah Baumbach dal romanzo omonimo di Don DeLillo (Einaudi)

Grottesco, 2h 15’, Netflix

Voto: 7½ su 10

Da molti considerato un autore impossibile da trasporre sul grande schermo (ci provò coraggiosamente David Cronenberg col claustrofobico Cosmopolis, nel 2012), e a valide ragioni: la meta-narrativa di Don DeLillo non ricerca tanto la storia in sé quanto i processi di costume che hanno trasformato la nostra epoca, in un corto circuito tra allegoria ed enigmistica socio-economica nel quale è facile perdere il tracciato, ma che mai può dirsi banale. Rumore bianco, una feroce satira pseudo-apocalittica sull’american dream ormai fatto a pezzi dal consumismo caduco degli anni Ottanta, è tra i suoi romanzi più celebri e complessi, qualche anno fa già nelle mire del regista Barry Sonnenfeld per un progetto presto naufragato, e ora tradotto in immagini dal re del mumblecore statunitense Noah Baumbach, che ne consegna una visione figlia dei recenti trascorsi pandemici mondiali.

Venezia75 – Concorso: “Vox Lux”, un film di Brady Corbet, la recensione

Vox Lux (id, Usa, 2018) di Brady Corbet con Natalie Portman, Jude Law, Raffey Cassidy, Stacy Martin, Jennifer Ehle, Willem Dafoe

Sceneggiatura di Brady Corbet

Drammatico, 1h 50′

Voto: 8 su 10

Atmosfere plumbee e sguardo caustico sulla civiltà del nuovo millennio: è Vox Lux, opera seconda dell’enfant prodige statunitense Brady Corbet, classe 1988, ex attore per Araki, Haneke e Von Trier e già laureato a Venezia73 dove, con il suo esordio The Childhood of a leader, si aggiudicò il Leone del futuro e il premio come miglior film nella sezione Orizzonti. Torna ora, nel concorso ufficiale, con la naturale prosecuzione di un percorso artistico spiccatamente autoriale, che elabora personaggi di fantasia nei panni di testimoni oculari di svolte storiche cruciali: se prima era un bambino dal germe dittatoriale insopprimibile sullo sfondo della Grande Guerra, ora è una popstar internazionale che attraversa gli orrori sociali degli ultimi vent’anni, entrando a farne parte.

#arenaestiva: “Il sacrificio del cervo sacro”, un film di Yorgos Lanthimos, la recensione

Il sacrificio del cervo sacro (The Killing of a Sacred Deer, Irlanda/Usa/GB, 2017) di Yorgos Lanthimos con Colin Farrell, Nicole Kidman, Barry Keoghan, Raffey Cassidy, Sunny Suljic, Bill Camp, Alicia Silverstone

Sceneggiatura di Yorgos Lanthimos, Efthymis Filippou

Drammatico, 2h 01′, Lucky Red, in uscita il 28 giugno 2018

Voto: 6 su 10

La provocazione è un’arma a doppio taglio che non sempre riesce a imporsi in tutta la sua auspicabile dirompenza al cinema; spesso, il rischio è la banalizzazione e il ridicolo involontario. Tra i molti registi contemporanei, soprattutto europei, che tentano nuovi approcci alla narrazione c’è il greco Yorgos Lanthimos che, dopo gli interessanti esordi in patria con Dogtooth e Alps, nel 2015 si era fatto notare a livello internazionale con il curioso e involuto The Lobster, una stimolante riflessione sulla solitudine umana, sui toni del grottesco distopico, che quasi costringeva a una sospensione del giudizio data la sproporzione evidente tra le potenzialità dell’assunto di base e le conclusioni vaghe e confuse. Il sacrificio del cervo sacro, sua ultima opera prima dell’atteso The Favourite (in gara a Venenzia75), segna un passo indietro rispetto alle ambizioni provocatorie del film precedente, non solo per l’assenza di quella stessa originalità, ma soprattutto perché il peso della provocazione è sterile e risaputo.