Tag Archives: Olivia Williams

“The Father”, un film di Florian Zeller, la recensione

The Father – Nulla è come sembra (The Father, GB/Francia, 2020) di Floria Zeller con Anthony Hopkins, Olivia Colman, Rufus Sewell, Imogen Poots, Olivia Williams, Evie Wray, Mark Gatiss

Sceneggiatura di Florian Zeller e Christopher Hampton, dall’omonima pièce teatrale di Florian Zeller

Drammatico, 1h 38’, BiM, in uscita il 20 maggio 2021

Voto: 8 su 10

Il cinema contemporaneo non di rado ha raccontato la malattia mentale degenerativa, in particolar modo il morbo di Alzheimer, forse una delle forme più tragiche di abbandono che si possano immaginare. In Italia è stato Pupi Avati, con commovente dolcezza, ad affrontarla in Una sconfinata giovinezza con Fabrizio Bentivoglio, mentre è Julie Christie l’indimenticabile protagonista che si abbandona alle nebbie della memoria nel gioiello di Sarah Polley Away from her; più di recente, Michel Haneke e la grande coppia Trintignant-Riva con il devastante Amour, e ancora Still Alice, dove una magnifica Julianne Moore ci faceva vivere ogni attimo di una drammatica presa di coscienza. Ma ce ne sono molti altri. Ognuno di questi film affronta la patologia assecondando un punto di vista, un’angolazione, una predisposizione di volta in volta differente eppur comune a chiunque abbia avuto la sfortuna di confrontarsi con questo male.

Venezia74 – Fuori Concorso: “Victoria & Abdul”, un film di Stephen Frears, la recensione

Victoria & Abdul (id, Usa/GB, 2017) di Stephen Frears con Judi Dench, Ali Azar, Eddie Izzard, Olivia Williams, Michael Gambon, Adeel Akhtar, Simon Callow

Sceneggiatura di Lee Hall, dal libro “Victoria & Abdul: The True Story Of The Queen’s Closest Confidant” di Shrabani Basu

Biografico, 1h 50′, Universal Pictures International Italy, in uscita il 26 ottobre 2017

Voto: 8 su 10

Nel 1887, in occasione del Golden Jubilee che celebrava i 50 anni di regno della gloriosa Regina Vittoria, arrivò una moneta in dono dall’India, ancora colonia inglese, per festeggiare la sovrana; il prescelto alla consegna fu il ventiquattrenne Karim Abdul, inviato a Londra dalla natale Agra, dove era impiegato alla compilazione dei registri della prigione centrale. Nel giro di breve tempo dal suo arrivo, il giovane e aitante indiano divenne una figura di primo piano a corte: insignito del titolo di Munshi, o insegnante, dapprima istruì la regina sulle lingue Urdu e Hindi, poi la sua influenza sulla vita dell’anziana monarca divenne sempre più profonda, al pari se non maggiore di quella che già aveva esercitato su di lei John Brown, un servitore scozzese divenuto suo confidente e intimo amico dopo la morte dell’adorato marito, il principe consorte Alberto, scomparso nel 1861.