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Venezia76 – Concorso: “J’Accuse – L’ufficiale e la spia”, un film di Roman Polanski, la recensione

J’Accuse – L’ufficiale e la spia (J’Accuse, Francia/Italia, 2019) di Roman Polanski con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois, Melvil Poupaud, Mathieu Amalric, Damien Bonnard, Denis Podalydès

Sceneggiatura di Robert Harris e Roman Polanski, tratto dal romanzo “L’ufficiale e la spia” di Robert Harris (ed. Mondadori)

Storico, 2h 12’, 01 Distribution, in sala dal 21 novembre 2019

Voto: 8½ su 10

Da tempo Roman Polanski cercava di portare sul grande schermo il tristemente celebre “affaire Dreyfus”, uno dei più clamorosi scandali giudiziari del diciannovesimo secolo, forse più per sensibilità al tema che per altro. Come ben noto, infatti, il grande regista polacco ha non poca familiarità con i meccanismi di persecuzione legislativa che il film, non a caso, scandaglia con clinica precisione; certamente la questione personale di Polanski non ha nulla a che vedere con la macchinazione e conseguente indagine che il film racconta, ma è altresì evidente quanto il caso l’abbia ispirato, per ovvie ragioni.

“Il mio Godard”, un film di Michel Hazanavicius, la recensione

Il mio Godard (Le Redoubtable, Francia, 2017) di Michel Hazanavicius con Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo, Micha Lescot, Grégory Gadebois, Matteo Martari, Guido Caprino

Sceneggiatura di Michel Hazanavicius, dalle autobiografie “Un anno cruciale” (ed. E/O) e “Un an aprés” di Anne Wiazemsky

Commedia, 1h 49′, Cinema di Valerio de Paolis, in uscita il 31 ottobre 2017

Voto: 6 su 10

Il cinema di Michel Hazanavicius è tanto in grado di catturare l’estetica delle cose, quanto incapace di assecondare il pensiero dietro l’immagine. Qualcuno nutrì tale sospetto già ai tempi dell’acclamato e, invero, irresistibile The Artist (Oscar 2012 al miglior film e regia), per poi trovare la sua lapidaria conferma nell’indigesto The Search, sulla guerra in Cecenia. Il regista francese torna ora, con Il mio Godard, al genere che più gli è congeniale, la commedia cinefila, per raccontare la storia d’amore tra Jean-Luc Godard (Garrel) e Anne Wiazemsky (Martin), negli anni del fermento politico post-sessantotto che indussero il maestro della Nouvelle Vague a una drastica svolta nella propria carriera artistica.

“Mon Roi – Il mio re”, discorso non banale sull’innamoramento e sue derive

Mon Roi – Il mio re (Mon Roi, Francia, 2015) di Maïwenn (Maiwenn Le Besco) con Vincent Cassel, Emmanuelle Bercot, Louis Garrel, Isild Le Besco

Sceneggiatura di Maïwenn, Étienne Comar

Drammatico, 2h 08′, Videa, in uscita il 3 dicembre 2015

Voto: 7 su 10

Erano anni che Maïwenn, l’attrice e regista di Polisse, voleva girare un film su una relazione passionale e distruttiva tra due individui adulti, senza mai riuscire a trovare il giusto equilibrio tra tra le nevrosi dei personaggi e il loro indubbio amore. Finalmente ce l’ha fatta, e il risultato è notevole: Mon Roi, presentato a Cannes68 dove ha vinto la Palma d’Oro per la migliore attrice a Emmanuelle Bercot, è un discorso non banale sull’innamoramento e le sue relative derive quando una donna cade ai piedi di un uomo che, per sua stessa ammissione, è il “re dei coglioni”.

“Un castello in Italia”, ritratto di famiglia sfilacciato ma sincero

Un castello in Italia (Un château en Italie, Francia/Italia, 2013) di Valeria Bruni Tedeschi, con Valeria Bruni Tedeschi, Filippo Timi, Marisa Borini, Louis Garrel,  Xavier Beauvois,  Céline Salette,  André Wilms, Marie  Rivière, Gérard Falce, Pippo Delbono, Silvio Orlando, Omar Sharif 

Sceneggiatura di Valeria Bruni Tedeschi, Agnès de Sacy, Noémie Lvovsky

Commedia, 1h 43’, Teodora Film, in uscita il 31 ottobre 2013

Voto: 6½ su 10

Terzo film da regista per Valeria Bruni Tedeschi, presentato felicemente in concorso all’ultimo Festival di Cannes. Tra echi di Cechov e Bassani, la brava attrice si è scritta, con l’aiuto di due amiche di vita, una storia dal carattere fortemente autobiografico, sempre sul punto di sbandare nel frammentario tanto è isterica la propensione a incatenare siparietti e confronti ora comici ora drammatici.

Venezia70, le minirecensioni: “La jalousie”, “Sacro GRA”, “La prima neve”, “The Reunion”, “Las Analfabetas”, “Moebius”, “Les Terrasses”

La jalousie (id, Francia, 2013) di Philippe Garrel, con Louis Garrel, Anna Mouglalis, Rebecca Convenant

Sceneggiatura di Philippe Garrel, Caroline Deruas, Arlette Langmann, Marc Cholodenko

Drammatico, 1h 17′

Voto: 6 su 10

Louis è un attore squattrinato e con figlia, Claudia è la sua nuova compagna, anche lei attrice ma senza lavoro da tempo. I due si tradiscono silenziosamente: sarà lei a dare una svolta al rapporto. Garrell trasferisce sul grande schermo una vicenda di famiglia (è la storia di suo padre e della donna che lo fece impazzire di gelosia), con una freschezza che da tempo sembrava aver perso. Nel film, però, avviene anche un irrisolto corto circuito tra passato che si riflette prepotentemente nel presente, senza la capacità ad adattarvisi. Atmosfere nostalgicamente nouvelle vague, bianco e nero d’ordinanza, attori belli e inquieti e il particolare sentore di un cinema distante, che se la canta e se la suona. In Concorso.