
Suite Francese (Suite Française, 2014, Francia/GB/Belgio) di Saul Dibb con Michelle Williams, Matthias Schoenaerts, Kristin Scott Thomas, Ruth Wilson, Sam Riley, Margot Robbie, Lambert Wilson, Tom Schilling, Eileen Atkins, Deborah Findlay
Sceneggiatura di Saul Dibb e Matt Charman, dal romanzo omonimo di Irène Némirovsky (ed. Adelphi)
Drammatico, 1h 47′, Videa, in uscita il 12 marzo 2015
Voto: 6 su 10
L’avventurosa vicenda che sta dietro alla pubblicazione, nel 2004, del romanzo Suite Francese di Irène Némirovsky è talmente bella e tragica che meriterebbe un film a parte. La figlia della scrittrice, Denise Epstein, ebbe in custodia i quaderni dalla madre poco prima di venire deportata e uccisa ad Auschwitz del 1942; convinta che si trattasse dei diari della donna, non li lesse fino agli anni ’90, cioè quando capì che in quelle pagine vi erano le prime due parti di un romanzo strutturato in cinque tempi. Tempesta in giugno e Dolce sono i titoli delle due novelle che compongono il romanzo rimasto incompiuto, e che divenne subito un fenomeno editoriale internazionale. La Epstein è morta nell’aprile 2013, poco prima che la produzione della versione cinematografica di Suite Francese iniziasse.
L’occasione per farne un grande melodramma bellico in costume era preziosa, peccato che ne sia venuto fuori un polpettone accademico senza vera identità. Il regista Saul Dibb (La duchessa) ha cercato, non senza fatica, di unire le due anime delle novelle in una storia compiuta, costruendo anche un finale ad hoc capace di rispettare lo spirito narrativo della scrittrice ebrea. Ma resta la patinata illustrazione di un sentimento di rigetto che solo un maestro come Luchino Visconti è riuscito a raccontarci con Senso. Attraverso il personaggio di Lucile, che ha il volto di una manierata Michelle Williams, Dibb ha provato a portare in scena l’assoggettamento dei francesi verso l’occupazione tedesca durante il secondo conflitto mondiale; nello specifico, lo fa tramite la storia d’amore repressa tra lei e l’ufficiale nazista – ma con un’anima – interpretato da Schoenaerts. Tutt’attorno, però, ci sono un mare di figurine sbiadite ed ettolitri di sensi di colpa che schiacciano il desiderio e smorzano ogni tensione emotiva.
Non aiuta la confezione da kolossal europeo che appiattisce la recitazione alla sola lingua inglese per i personaggi francesi, mentre lascia il tedesco per i cattivi germanici. L’effetto è assai finto, un bel po’ bolso e mai realmente appassionante, sebbene la storia raccontata non sia priva di magnifici voli. Così come vola altissimo Kristin Scott Thomas, nel ruolo della suocera austera e avida della Williams, talmente brava da oscurare ogni altro ruolo sul campo.
Giuseppe D’Errico
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