
Suburra (Italia/Francia, 2015) di Stefano Sollima con Pierfrancesco Favino, Alessandro Borghi, Elio Germano, Claudio Amendola, Greta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara, Antonello Fassari, Jean-Hugues Anglade
Sceneggiatura di Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Giancarlo De Cataldo, Carlo Bonini, dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini (ed. Einaudi)
Thriller, 2h 10′, 01 Distribution, in uscita il 14 ottobre 2015
Voto D’Errico: 7½ su 10
Voto Ozza: 8 su 10
Apocalisse romana in sette giorni: il papa vuole dimettersi; un politico corrotto (Favino) deve truccare un appalto per una grande speculazione edilizia e si mette nei guai dopo una notte di sesso e droga; un Pr smidollato (Germano) eredita i debiti paterni e viene perseguitato dal capoclan (Dionisi) di una pericolosa famiglia di zingari; una escort (Gorietti) conosce troppi segreti; il capo della criminalità di Ostia (Borghi) vuole trasformare il litorale romano in una nuova Las Vegas e la sua ragazza tossica (Scarano) gli protegge le spalle; un temutissimo reduce della Banda della Magliana (Amendola) sorveglia la malavita della capitale in vista di qualcosa di grosso; cade il governo al potere. E piove su Roma, scoppiano i tombini, il male è ovunque.
Dopo lo sfortunato ACAB (2012) e reduce dal successo internazionale della serie televisiva Gomorra, Stefano Sollima torna al cinema con la trasposizione del romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini che ha anticipato lo scandalo di Mafia Capitale e le oscenità criminose che hanno, di fatto, affossato la città più bella del mondo. Suburra, sceneggiato dagli autori insieme ai veterani dello schermo Rulli e Petraglia, asciuga le sterminate divergenze della pagina scritta e incastra, in una formula narrativa tesissima, i destini già segnati dei personaggi, tutti negativi ma assai ben interpretati dall’intero cast, Borghi e Dionisi in testa.
Fa impressione vedere scorrere in disperante sequenza tutto ciò che realmente è già passato sotto ai nostri occhi, nonostante la storia sia frutto di fantasia: anche solo per questo traslato tra fiction e cronaca, il film merita di essere ricordato. Ma più che per la sua forma di scrittura, invero, assai drastica per psicologie e scioglimento di nodi fondamentali – oltre che poco plausibile in alcuni episodi (la lunghissima sparatoria nel centro commerciale senza forze dell’ordine su tutti) – Suburra colpisce per la regia altamente spettacolare di Sollima, per uno stile visivo d’impatto ma al contempo fedele al materiale trattato, per un coinvolgimento emotivo che il cinema italiano riesce a restituire sempre meno. Il colosso televisivo Netflix ci ha visto lungo: la lunga serialità saprà dare maggior spazio a dinamiche che non possono esaurirsi in soli sette giorni.
Giuseppe D’Errico
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