“Spectre”, il quarto Craig continua verso le origini e spreca il cattivo Waltz

Spectre (id, Usa/GB, 2015) di Sam Mendes con Daniel Craig, Léa Seydoux, Christoph Waltz, Monica Bellucci, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Naomie Harris, Andrew Scott, Dave Bautista, Rory Kinnear, Jesper Christensen, Stephanie Sigman

Sceneggiatura di John Logan, Neal Purvis, Robert Wade, Jez Butterworth dal personaggio letterario creato da Ian Fleming

Thriller, 2h 28′, MgM/Warner Bros. Entertainment Italia, in uscita il 5 novembre 2015

Voto: 7 su 10

James Bond numero 24, nonché quarto capitolo dal reboot che, nel 2006 e col biondo Daniel Craig, rilanciò la saga dell’agente segreto con licenza di uccidere, donandogli passato conflittuale ed emozioni struggenti. Sulla strada della (ri)costruzione biografica del personaggio, dopo l’eccellente Skyfall, Sam Mendes ritrova la regia per l’episodio che risale alla madre di ogni organizzazione criminale di conneryana memoria, la famigerata Spectre.

50447Diciamo, però, che la sceneggiatura questa volta utilizza l’archivio storico di 007 per farne pretesto per una serie di mirabolanti inseguimenti in giro per il mondo. Impossibile rivelare troppo del complesso congegno narrativo, basti dire che il film inizia con un magnifico pianosequenza durante la Festa dei Morti a Città del Messico, passa per una vedovile Bellucci romana e un congresso psicanalitico tra le nevi austriache, fino ad arrivare a un notevole faccia a faccia in Marocco e al colpo di grazia finale londinese. Il tutto con ogni mezzo di locomozione disponibile.

Premesso che il divertimento c’è ed è di altissimo livello (oltre 300 milioni di dollari di budget: santi numi!), resta l’amaro in bocca per una scrittura povera di sapore, che spreca malamente il legame pregresso tra Bond e il super cattivo di puntata, il tarantiniano Waltz nei panni del mefistofelico Oberhauser. Superato tale rimpianto, non resta che rifarsi gli occhi col fascino di Craig e della gelida Seydoux e lasciarsi cullare dall’implacabile meticolosità della macchina spettacolare hollywoodiana, riuscita nientemeno nell’impresa di far sembrare limpide le acque del nostro zozzo Tevere. Sam Smith canta “Writing’s on the Wall” sui peccaminosi titoli di testa.

Giuseppe D’Errico

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