
SARTO PER SIGNORA
di Georges Feydeau
traduzione, adattamento teatrale e regia di Valerio Binasco
con Emilio Solfrizzi, Viviana Altieri, Anita Bartolucci, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Barbara Bedrina, Lisa Galantini, Simone Luglio, Elisabetta Mandalari
scene Carlo De Marino
costumi Sandra Cardini
disegno luci di Pasquale Mari
Andato in scena fino al 6 dicembre al Teatro Duse di Bologna
Voto: 7 su 10
Geroges Feydeau è uno dei più noti registi di opere teatrali basate su una sorta di “matematica” dell’effetto comico, che si distinguono per il loro ritmo frenetico e convulso. “Sarto per Signora”, andato in scena al Teatro Duse di Bologna, è un perfetto esempio di vaudeville dove scambi d’identità, sotterfugi, equivoci e amori segreti sono gli ingredienti principali per una commedia degli equivoci che ha, come unico scopo, quello di intrattenere il pubblico creando un effetto comico continuo.
Ci troviamo a Parigi, verso la fine dell’Ottocento, nell’abitazione di un medico, il dottor Moulineaux, interpretato da Emilio Solfrizzi, sempre convincente, con la sua mimica facciale e la sua fisicità, nelle parti comiche. Il medico, fresco di matrimonio con la giovane con Yvonne, ha però un debole per un’altra donna, Susanna, moglie del generale Aubin. Dopo aver passato una notte fuori ed essere stato scoperto dalla consorte, per il Dottor Molieaux sarà più difficile protare avanti la sua tresca così, grazie all’aiuto dell’amico Bassinet, prende in affitto un atelier di una sarta, dove egli crede di poter coltivare l’intricante relazione con la signora Susanna.
Le cose però non andranno proprio come Molineaux si aspetta e per una serie di coincidenze, tutti i presonaggi si ritroveranno in questo appartamento, alcuni, a causa di diversi fraintendimenti, con identità diverse. Il dottor Molineaux, colto in castagna dal generale Aubin, si fingerà sarto; Bassinet sarà scambiato per il dottore e così via: l’intreccio si complica parola dopo parola, creando una serie di esilaranti gag e situazioni paradossali che evidenziano il virtuosismo tecnico dell’autore, in grado di incastrare tutto con la precisione di un chirurgo.
I personaggi messi in scena da Feydeau sono quelli tipici della commedia degli equivoci: incomprensioni, causali e volute, vengono studiate dall’autore con veri e propri schemi geometrici in cui coincidenze, entrate, uscite, incontri impossibili, sono il frutto di un congegno comico perfettamente studiato a tavolino con l’unico obiettivo di evidenziare il vuoto di valori della società borghese, fondata solo sull’apparenza .
Le commedie di Feydeau hanno molto spesso come protagonisti coniugi adulteri con un conseguente triangolo lui, lei, l’altra. Tutti i personaggi si ritrovano in un solo luogo che. nel nostro caso, è il salotto del signor Molineaux nella prima parte e l’appartamento dismesso e fatiscente della sarta nella seconda. In questi posti si incontrano mogli, mariti, amanti, mariti delle amanti, amanti dei mariti: persone che non sarebbero dovute essere lì e soprattutto che non si dovrebbero mai incontrare e questo mette in moto la potente macchina comica ingegnata dal drammaturgo francese. Tutte le ipocrisie, i malintesi, le falsita pregne di perbenismo e di apparenza non sono altro che uno specchio ampliato e un po’ deformato della società in cui vive, la Belle Epoque, periodo storico ricco di progresso e prosperità che però sfociò poi tragicamente nella Grande Guerra.
In scena insieme a Emilio Solfrizzi che veste i panni del protagonista ci sono Anita Bartolucci, Barbara Bedrina, Fabrizio Contri, Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Simone Luglio, Fabrizia Sacchi e Giulia Weber. La regia di Valerio Binasco è molto attinente alla trama di Feydeau, sia scenograficamente che nella sceneggiatura dove peraltro sarebbe stato impossibile cambiare il dialogo serrato, fatto di battute brevi e pungenti, che è il cuore di questa divertente commedia.
Amelia Di Pietro
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