La spia – A most Wanted Man (A Most Wanted Man, GB/ Germania, 2014) di Anton Corbijn con Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Robin Wright, Willem Dafoe, Grigoriy Dobrygin, Nina Hoss, Daniel Brühl, Mehdi Dehbi
Sceneggiatura di Andrew Bovell, dal romanzo “Yssa il buono” di John le Carré (ed. Mondadori)
Spionaggio, 2h 01′, Notorious Pictures, in uscita il 30 ottobre 2014
Voto: 7 su 10
Trasporre un romanzo di John Le Carré sul grande schermo non è mai impresa semplice. Ci hanno provato fior di registi, da Martin Ritt (La spia che venne dal freddo del 1965 con Richard Burton) a Sidney Lumet (Chiamata per il morto, 1966) fino a George Roy Hill (La Tamburina, 1984, con Diane Keaton), Fred Schepisi (La casa Russia, 1990, con la coppia Connery-Pfeiffer) e John Boorman (Il sarto di Panama, 2000), con risultati decisamente alterni. E che dire dell’ultimo La talpa di Tomas Alfredson, a dir poco ostico? La Spia, dal best seller “Yssa il buono” del 2008, è il terzo film dell’olandese Anton Corbijn, fotografo e regista videomusicale tra i più talentuosi della nostra epoca, dopo l’imperdibile e misconosciuto Control, il biopic su Ian Curtis dei Joy Division, e il terribile scivolone con The American con George Clooney. L’adattamento è degno di nota, ma resta l’impressione che lo scrittore britannico non sia materia facilmente conciliabile col cinema.
Prodotto dalla The Ink Factory, società fondata dai figli di Le Carré, e sceneggiato da Andrew Bovell (Lantana, Fuori controllo), il film narra le vicende di un gruppo di intelligence tedesco ad Amburgo, capitanato da Günther Bachmann (Hoffman), una spia solitaria e riflessiva, il cui mandato è di sorvegliare un possibile terrorista di nome Yssa Karpov (Dobrygin), mezzo arabo e mezzo ceceno, rifugiatosi nella comunità islamica della città dopo aver subito una serie di orribili torture in Russia. Sospettato di avere a disposizione una quantità di denaro tale da finanziare il braccio operativo della jihad, il ragazzo viene aiutato da un’avvocatessa sinistrorsa (una splendida McAdams) che crede alla sua innocenza. Ma la verità è una strada lunga e impervia, e per arrivarci Bachmann dovrà svicolarsi nel cinico mondo governativo che lo circonda.
Difficile accostarsi al film senza essere moralmente ricattati dal rimpianto di vedere ancora una volta all’opera un grande attore come Philip Seymour Hoffman, prematuramente scomparso lo scorso febbraio, subito dopo la presentazione ufficiale de La spia al Sundance Film Festival. La sua, neanche a dirlo, è un’interpretazione maestosa e sottaciuta, che deflagra in un finale che ha il sapore di un’ultima intenzione. Attorno a lui si muove un ottimo cast di supporto, perfettamente inserito nella grigia atmosfera autunnale che ammanta tutto il film di un gelo affettivo altamente suggestivo. E, per una volta, anche la trama non è il solito sterile rompicapo spy, ma una storia ben costruita e sapientemente svolta, senza enfasi ma nemmeno con quel pizzico di empatia in più per rendere il tutto più conciliante nei confronti dello spettatore. Tuttavia Corbijn può ritenersi soddisfatto, anche Le Carré pare si sia complimentato. E l’ultima performance di Hoffman resta un valore aggiunto che avremmo voluto non sottolineare.
Giuseppe D’Errico
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