RomaFF9: “Love, Rosie – #ScrivimiAncora” di Christian Ditter, sezione Gala

Love, Rosie – #ScrivimiAncora (Love, Rosie, GB/Usa, 2014) di Christian Ditter con Lily Collins, Sam Claflin, Christian Cooke, Tamsin Egerton, Suki Waterhouse, Jaime Winstone

Sceneggiatura di Juliette Towhidi, dal romanzo omonimo di Cecelia Ahern

Commedia, 1h 50′, M2 Pictures, in uscita il 30 ottobre 2014

Voto: 6 su 10

La commedia romantica è un genere difficile da maneggiare. Per non correre rischi, il tedesco Christian Ditter si rivolge direttamente a un best seller sentimentale di Cecelia Ahern (già autrice di P.S. I Love You), prende due teen idol come Lily Collins e Sam Claflin per i ruoli principali (per inciso, entrambi deliziosi) e organizza un racconto soffice e rassicurante, su misura per il pubblico di adolescenti a cui principalmente è indirizzato. Love, Rosie (#ScrivimiAncora con tanto di hashtag per l’Italia) certamente non li lascerà delusi, come è comodo prevedere dopo l’entusiastica anteprima nazionale, con scene di isteria collettiva delle giovani fan durante la proiezione con gli attori in sala.

La storia, dipanata in oltre dieci anni tra Londra e Boston, è quella di due amici d’infanzia, Rosie (Collins) e Alex (Claflin), che, alla fine della scuola superiore, decidono di trasferirsi per l’università. Segretamente, i due si amano ma non osano confessarselo, col risultato che lui si infatua di un’oca bionda (Waterhouse) e lei resta incinta di un palestrato tonto (Cooke). Alex, che nel frattempo è partito, è all’oscuro della gravidanza dell’amica, Rosie decide di tenere la bambina. Gli anni passano, ma entrambi non smettono di scriversi…

Sono tanti i film da cui il copione di Juliette Towhidi trae ispirazione, dal recente One Day (anch’esso figlio della letteratura contemporanea) ai classici di Nora Ephron e Richard Curtis e, sebbene alla lunga Love, Rosie possa sembrare un catalogo di montage stucchevoli e buffi equivoci, è altrettanto vero che racconta una vicenda di sentimenti e confessioni, improbabile e  scontata sul nascere, con inaspettato senso dell’umorismo e un garbo altrettanto felice. Quando la situazione ristagna, poi, c’è sempre una canzoncina pop a metterci una pezza. Si sente una mano femminile in sede autoriale, perché l’ago della bilancia della narrazione pende sempre a favore del personaggio della Collins, mentre al bel Claflin spetta sempre il ruolo della spola, giusto per rimpinzare la complicità delle spettatrici con gli occhi a cuoricino. Ma è giusto che sia così, il film è piacevole quanto basta, diverte e non annoia, fa sospirare e forse fa scappare anche la tanto attesa lacrimuccia.

Giuseppe D’Errico

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