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Hostiles (id, Usa, 2017) di Scott Cooper con Christian Bale, Rosamund Pike, Wes Studi, Ben Foster, Peter Mullan, Jesse Plemons, Stephen Lang, Timothée Chalamet, Adam Beach, Rory Cochrane, Paul Anderson, Q’Orianka Kilcher, Scott Wilson, Scott Shepherd, Bill Camp
Sceneggiatura di Scott Cooper, Donald Stewart
Western, 2h 09′, Notorious Pictures
Voto: 6½ su 10
Due sono le grandi colpe che gravano sulla storia della civiltà statunitense, una è l’oppressione schiavista del popolo afroamericano, l’altra è il genocidio dei nativi d’America. Ciclicamente, il cinema hollywoodiano è chiamato in causa per rivangare i vecchi traumi, favorire il processo di espiazione, mettere in moto la catarsi e sollevare angosciosi parallelismi con la realtà socio-politica attuale. Hostiles, diretto da Scott Cooper (Crazy Heart, Out of the fournace), rientra in questo meccanismo operativo tanto necessario quanto inevitabile: ancora una volta, è tramite l’epopea della frontiera che si tramanda la memoria degli scontri efferati tra indiani e coloni occidentali, sulla scia di capolavori del genere come I cavalieri del Nord Ovest e Sentieri selvaggi, fino ad arrivare alla svolta revisionista degli anni Settanta con Soldato blu e Piccolo grande uomo.
Il film, ambientato nel New Mexico del 1892, segue il viaggio dell’ufficiale Joseph J. Blocker (Bale), capitano di un piccolo esercito che deve scortare il vecchio capo Cheyenne Falco Giallo (Studi) in fin di vita e la sua famiglia fino alla terra natia nel Montana, per accomodargli una morte dignitosa dopo sette anni di prigionia. I due, che tempo addietro si erano aspramente combattuti, devono ora condividere una tratta di oltre mille miglia. Lungo il cammino si imbattono in Rosalee Quaid (Pike), unica superstite di un feroce massacro da parte dei Comanche, nel quale la donna ha perso il marito e tre figli: in pieno trauma, Rosalee accetta di unirsi a loro.
Scritto con il cuore rivolto all’epica del western di John Ford e la mente puntata alla preoccupante frattura interna all’America della nuova presidenza, sempre più accecata dal razzismo e incapace di accettare il diverso, Hostiles procede lungo binari narrativi estremamente classici, forte dei suoi toni crepuscolari e di un intenso rigore estetico. L’andamento cadenzato del racconto e una certa propensione alla didascalia ne sviliscono la drammaticità, sostenuta da massicce dosi di lirismo, ma il film paga soprattutto la sua scontatezza. Cooper aggiunge alla sua filmografia una nuova ballata sull’ineluttabilità, riflette sul confine dell’inimicizia tra popoli e dirige al meglio i suoi protagonisti. Se la visione personale della storia è presente, manca però qualcosa a livello di scrittura che possa andare oltre una prevedibile metafora del viaggio per ritrovare il senso delle proprie esistenze. Bene le intenzioni, il risultato lascia francamente perplessi, nonostante l’ottima confezione e una ormai matura concezione dello spettacolo.
Giuseppe D’Errico
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