“Ritorno in Borgogna”, un film di Cédric Klapisch, la recensione

Ritorno in Borgogna (Ce qui nous lie, Francia, 2017) di Cédric Klapisch con Pio Marmaï, Ana Girardot, François Civil, Jean-Marc Roulot, María Valverde, Yamée Couture, Karidja Touré, Florence Pernel, Jean-Marie Winling, Éric Caravaca

Sceneggiatura di Cédric Klapisch, Santiago Amigorena

Commedia, 1h 57′, Officine Ubu, in uscita il 19 ottorbe 2017

Voto: 6½ su 10

Reduce dalle alterne sortite dei suoi “appartamenti” in giro per il mondo, Cédric Klapisch ha abbandonato al proprio destino i coinquilini ormai cresciutelli per dedicarsi a un film di stampo autobiografico, nella sua mente già dal lontano 2010: è Ritorno in Borgogna, una commedia di tensioni famigliari che attinge i suoi sapori direttamente dalle botti dei ricordi del regista, avvicinato alle gioie del vino proprio da suo padre, un viticoltore che, periodicamente, portava lui e le sue sorelle alle degustazioni nei vigneti della Borgogna.

54005Il film racconta la storia di tre fratelli, riuniti per stabilire le sorti del rinomato vigneto di famiglia dopo la morte del padre: Jean (Marmaï), che ha lasciato la Borgogna per vivere in Australia, rivive le sensazioni della propria giovinezza, ma pensa anche alla compagna (Valverde) che l’aspetta lontano con suo figlio; Juliette (Girardot) si dedica anima e corpo per proseguire la vendemmia, ma pensa anche alla vendita del terreno; Jérémie (Civil), il più giovane, è succube di un suocero despota, che vorrebbe acquistare la vigna estromettendo il nome originario. Nel corso di un anno, al ritmo del susseguirsi delle stagioni, i tre giovani adulti riscoprono e reinventano i loro legami famigliari, grazie alla passione per il vino che li unisce.

C’è della saggezza ormai sempre più rara nell’idea della trasmissione di una cultura, come è quella per il vino, che passa attraverso il desiderio di parlare della famiglia, di ciò che si eredita dai genitori e di ciò che si trasmette ai propri figli. Per la prima volta, Klapisch dirige un film non ambientato in città ma tra le vigne, assecondando la sua voglia di girare tra la natura e per un intero anno, così da catturare le fasi salienti del raccolto, con tutti i suoi umori e i suoi colori stagionali. Alla perfetta maturazione dell’uva, corrisponde una presa di coscienza sempre più consapevole dei fratelli che, tra un calice di rosso e l’altro, avranno modo di venire a patti con la loro eredità, ma anche di comprendere le ragioni di un padre forse frainteso per troppo tempo. Perché c’è bisogno di bere molto per poter distinguere i vini tra loro, per capire le differenze tra le regioni di provenienza e i loro diversi sapori. Un film piacevole e molto ben interpretato, a cui manca solo qualche bollicina in più.

Giuseppe D’Errico

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