“Reminiscence – Frammenti dal passato”, un film di Lisa Joy, la recensione

Frammenti dal passato – Reminiscence (Reminiscence, Usa, 2021) di Lisa Joy con Hugh Jackman, Rebecca Ferguson, Thandie Newton, Cliff Curtis, Daniel Wu, Angela Sarafyan, Natalie Martinez, Marina de Tavira, Brett Cullen

Sceneggiatura di Lisa Joy

Fantascienza, 1h 56’, Warner Bros., in uscita il 26 agosto 2021

Voto: 5½ su 10

Parte subito con la voce fuori campo roca e tormentata del protagonista, sorta di investigatore privato che scandaglia i ricordi dei suoi clienti in cerca di tracce nascoste, questo esordio alla regia di Lisa Joy, già co-creatrice del serial Westworld – a sua volta ricavato dal classico Il mondo dei robot di Michael Crichton – nonché cognata di Christopher Nolan, tanto per mettere in chiaro un tratto famigliare che, in senso strettamente cinematografico, deve molto se non tutto al genere fantascientifico. Reminiscence non fa eccezione, anche se l’ambientazione distopica in una Miami ormai allagata a causa del riscaldamento globale è solo la cornice per una racconto che ha al suo interno tutti gli elementi di un noir d’annata.

La femme fatale è Rebecca Ferguson, mai così bella; l’investigatore è Hugh Jackman, che sfoggia cravatte allentate, impermeabile scuro e broncio d’ordinanza, ma sempre con un fisico da Wolverine. I due si innamorano, ma lei è ovviamente misteriosissima, tant’è che sparisce nel nulla, lasciando lui a sbrogliare le fila di un intrigo in cui è coinvolta non solo la malavita ma anche le più alte sfere del potere.

L’idea di base, quella dei momenti del passato registrati e archiviati per poter essere rivissuti, non è di primo pelo: dal dimenticato Brainstorm di Douglas Trumbull al cult di Kathryn Bigelow Strange Days, arrivando fino a Minority Report e ad alcuni recenti esempi di serialità, l’occasione di poter piegare i ricordi agli umori del presente è sempre stata al centro dei desideri del genere. La Joy, però, sfrutta abbastanza bene le premesse sci-fi in un’ottica romantica, ricalcando un modello puramente chandleriano e innestando al suo interno un’ossessione amorosa che porterà il protagonista a confrontarsi con la parte più oscura di se stesso e della città uggiosa che contiene tutti questi tumulti. Allo stesso tempo, la paura di scontentare il pubblico da multiplex porta la regista a scadere in goffe sequenze d’azione e in un didascalismo fin troppo sentenzioso, tradendo un’ambiguità di fondo proprio nel discorso centrale che più le stava a cuore, quello legato al passato e alla fiducia da riporre nell’accogliente sicurezza dei ricordi, oppure nell’ignota avventura del futuro.

Giuseppe D’Errico

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