Quello che so sull’amore (Playing for Keeps) , Di Silvio Muccino, Con Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid.
Sceneggiatura di Robbie Fox
Commedia, Drammatico; 1h 40′; in uscita il 10 gennaio 2013
Voto 5 su 10
Muccino ha voglia di casa, di partite di pallone e di buoni sentimenti. Non l’ha dichiarato in un’intervista, ci è bastato vedere il suo ultimo film “Quello che so sull’amore” per capirlo.
Ci aveva abituato a qualcosa di più della classica commedia romantica con un lui bello e scapestrato ed una lei fragile e incantevole che si amano, poi si lasciano e poi tornano insieme. Avevamo accarezzato il sogno americano con “La ricerca della felicità” e avevamo toccato temi profondi con “Sette anime”, proprio per questo ci delude amaramente questo ritorno alla cinematografia tipicamente italiana dell’ultima decade, che come sappiamo non brilla per originalità né di forma né di contenuti.
La storia è quella di un calciatore ormai in declino che cerca di recuperare i rapporti con una ex moglie abbandonata e
un figlio che nutre la sua stessa passione per il pallone. Per riavvicinarsi ad entrambi diventerà l’allenatore della squadra del bambino ma ecco entrare in scena l’ostacolo. Quarantenni belle e disponibili che non appena lo vedono decidono che è il momento di trovarsi un nuovo amante.
Nel ruolo di queste improbabili signore allegre, due bellissime di Hollywood: Catherine Zeta-Jones e Uma Thurman. Entrambe sicuramente non brillano e non danno il meglio di loro in ruoli che ne mortificano le capacità espressive rilegandole in personaggi avvenenti ma vuoti. Troppo stucchevole Jessica Biel, ex moglie sorridente e piangente che ricorda in certi momenti la Giovanna Mezzogiorno de “L’ultimo bacio”.
Si salva in corner la performance di Gerard Butler che di nuovo si ritrova a fare il farfallone pentito, belloccio ma capace di redimersi. L’unico appunto che tuttavia è necessario fargli è che continuando su questa scia rischia di rimanere bloccato nel ruolo del bello da commedia romantica, un peccato visto che ha dato buona prova di sé in altri generi anche più complessi.
Il film che voleva parlare del tema profondo della crescita personale e della ricerca di riscatto dopo una vita passata a fare il Peter Pan, si arena più che altro a causa di una sceneggiatura con battute che sono a volte fuori luogo e fanno ridere lì dove dovrebbero commuovere, smorzando i toni di un’idea che in principio poteva risultare vincente. Anche il rapporto padre-figlio già accarezzato in maniera estremamente toccante ne “La ricerca della felicità” in questo nuovo lavoro appare meno profondo e coinvolgente. Si poteva decisamente fare di meglio.
Maddalena Mannino
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