“Pixels”: demenzialità ed effetti speciali, delude Columbus

Pixels (Usa, 2015) di Chris Columbus con Michelle Monaghan, Peter Dinklage, Adam Sandler, Ashley Benson, Sean Bean, Kevin James, Josh Gad, Rob Archer, Jane Krakowski, Brian Cox, Lainie Kazan

Sceneggiatura di Tim Herlihy, Timothy Dowling

Blockbuster, 1h40’, Distribuzione Sony Pictures, nelle sale dal 29 luglio 2015.

Voto: 6 su 10

Galeotto fu il Pixel, che cambiò e rivoluzionò il mondo: ve lo ricordate quando era confinato in schermi da quattordici pollici, che occupavano due terzi di scrivania, assieme all’unità del calcolatore/computer, che ne occupava il restante? Altri tempi, non tanto lontani, giusto una trentina di anni addietro, ma che a guardarli con gli occhi del presente sembrano appartenere all’era paleolitica.
Il Pixel: un puntino microscopico, dotato di un immenso potere, tanto da impossessarsi di qualsiasipixels-movie apparecchiatura, da quella professionale a quella ludica. Proprio grazie a lui, infatti, ci fu l’espansione del video-game, intrattenimento elettronico prima, digitale poi, che di lì a pochi anni avrebbe contagiato milioni di adolescenti (e forse di altrettanti adulti) confinandoli in una solitudine uomo-schermo di cui oggi siamo, senza ombra di dubbio, vittime e prigionieri. Ed ecco che gli americani gli dedicano un film, glielo intitolano proprio ad honorem, Pixels, appunto, e progettano un high concept che da solo, come premessa drammaturgica, si arrampica sugli specchi. Ve la riportiamo: “Cosa succederebbe se, nel 2015, degli alieni intercettassero un vecchio nastro, contente una partita di videogiochi anni ottanta, da Pac-Man a Donkey Kong, da Centipede a Dojo Quest? Penserebbero a una minaccia del pianeta terra nei loro confronti e ci risponderebbero con un contrattacco “ispirato” a quei videogiochi”. Ed ecco scene spettacolari di giganteschi Pac-Man che distruggono New York, o di un Centipede in scala decisamente ingrandita che fagocita Londra. Insomma un blockbuster in piena regola, che mira a un divertimento un po’ troppo spicciolo e visto, quando invece poteva puntare a indagare e giocare con quell’universo pop magnificamente ricco e colorito che caratterizzò tutti gli anni ottanta.
pixel3L’unico pregio di questo divertissement demenziale, diretto da Chris Columbus (il regista, fra gli altri, di Mamma, ho perso l’aereo, Harry Potter e Mrs. Doubtfire) è il citazionismo a mille, che punta sull’effetto nostalgia e ci ripropone, oltre a vecchie canzoni e meravigliosi videogiochi della nostra infanzia, anche volti noti di serie tv e della cultura pop, fra cui icone quali Madonna, Fonzie e, a sopresa, Serena Williams e Martha Stewart. Fa rabbia però vedere scadere la sceneggiatura nella banalità di un rapporto d’amore stereotipato (e mal recitato) e di ennesime riproposizioni di siparietti comici, uno su tutti: per quante volte dovremo ancora vedere scimmiottare il balletto alla Michael Jackson, quello con i piedi che scivolano a ritroso? Basta! Gli effetti speciali però, come sempre, hanno la meglio, riescono a stupire, a far dimenticare il resto che non va.
Se volete farvi due (a numero) risate e rivedere qualche icona del passato, andate pure: leggerissimo intrattenimento, un po’ di noia e… l’idea, usciti dal cinema, di riesumare qualche bel videogioco, magari da versione sul telefonino. Altrimenti Critical vi consiglia di aspettare l’uscita di Ant-man, spettacolare blockbuster della Disney e vero concorrente di Pixels in questa stagione: lo abbiamo visto in anteprima per voi e presto troverete la recensione, continuate a seguirci.

Andrea Ozza

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