Pacific Rim 2 – La rivolta (Pacific Rim: Uprising, USA, 2018) di Steven S. DeKnight con John Boyega, Scott Eastwood, Adria Arjona, Rinko Kikuchi, Tian Jing, Charlie Day, Burn Gorman, Dustin Clare, Cailee Spaeny, Karan Brar, Daniel Feuerriegel, Rahart Adams, Bridger Zadina, Levi Meaden, Shyrley Rodriguez, Nick Tarabay, Ivanna Sakhno, Jaime Slater
Sceneggiatura di Emily Carmichael, Steven S. DeKnight, T. S. Nowlin, Kira Snyder
Azione, fantascienza, 1 h 51’, Universal Pictures, in uscita il 22 marzo 2018
Voto: 5 su 10
Quando si mette in cantiere il sequel di un film di successo, a buona ragione ci si aspetta almeno una delle seguenti cose: 1) un approfondimento sui personaggi precedentemente conosciuti ai quali – si suppone – lo spettatore si sia affezionato nel primo lungometraggio ad essi dedicato e 2), una visione nuova, “laterale” sull’universo di riferimento narrato, che anche qui dica qualcosa di inatteso, di nuovo o di differente, sul contesto narrativo specifico che aveva dato i natali al film pilota.
Sembra, a vedere questo Pacific Rim 2 – La rivolta, che nessuna di tali considerazioni sia balenata nelle menti dei produttori di questo roboante blockbuster che ci propone sì una seconda avventura nel mondo dei Jeager (giganteschi robot pilotati da una coppia di guerrieri umani) che si oppongono ai Kaiju (mostri distruttori provenienti da un’altra dimensione), rinunciando però a proseguire le linee narrative legate ai protagonisti della precedente pellicola, qui tutti assenti – eccezion fatta per la Mako Mori interpretata da Rinko Kikuchi – e non fornendo allo spettatore quasi nulla di nuovo, nella trama, che qualcosa di sostanziale aggiunga a questo capitolo rispetto al Pacific Rim che Guillermo del Toro diresse nel 2013.
Questo film diretto da Steven S. DeKnight è, dunque, una mera operazione commerciale, un compitino ben svolto (seppur con nulla originalità e ben poca fantasia), che con piacere intrattiene e addirittura diverte, rumore per lo orecchie e spettacolo per gli occhi, innocuo e dimenticabile giocattolo che ha il solo merito di mandare in vacanza il cervello per quasi un paio d’ore.
Marco Moraschinelli
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