Oltre i confini del male – Insidious 2 (Insidious: Chapter 2, Usa, 2013) di James Wan, con Patrick Wilson, Rose Byrne, Lin Shaye, Barbara Hershey, Steve Coulter, Leigh Whannell, Ty Simpkins, Angus Sampson
Sceneggiatura di Leigh Whannell e James Wan
Horror, 1h 45’, Warner Bros Pictures Italia, in uscita il 10 ottobre 2013
Voto: 6½ su 10
Secondo capitolo di quella che sembra destinata a diventare una vera e propria saga del terrore casalingo, Insidious 2 esce a brevissima distanza dal successo di The Conjuring e prima del (provvisorio?) cambio di registro del regista James Wan, al momento impegnato alla direzione di un nuovo episodio della serie action di Fast & Furious. Troppo presto per gridare al tradimento, intanto l’autore di Saw non lascia soli gli appassionati orrorofili e impacchetta, ancora una volta, un film di paura coi fiocchi.
Ritroviamo la famiglia Lambert lì dove l’avevamo lasciata, col papà (Patrick Wilson) intrappolato nei meandri nebulosi dell’oltretomba, la mamma (Rose Byrne) alle prese con inquietanti presenze fantasmatiche in casa, i figli terrorizzati e la nonna (Barbara Hershey) pronta a indagare con l’aiuto di un sensitivo (Coulter) e due ghostbusters pasticcioni (Whannell e Sampson). Riusciranno i nostri eroi… Ovvio che sì, la famiglia americana vince sempre sulle oscure forze del male, la sceneggiatura lo sa bene e, per questo, sguazza in un mare di citazioni, a rimpolpare fin troppo un soggetto che mescola vecchia e nuova tradizione del cinema horror.
Da Poltergeist a Shining, passando per Nightmare e persino per uno scult assoluto come Sleepaway Camp, fino ad arrivare al funesto melange di anime del serial televisivo American Horror Story, Wan mette in piedi una baracconata di genere che onora ogni luogo comune sulle case infestate, ma con la consapevolezza di volerlo fare appositamente, sulla scorta di un mestiere e di un’abilità degni di un consumato professionista.
Manca, come sempre, la vera atmosfera horror, quella che destabilizza e genera angoscia, mentre abbondano, di contro, cigolii, porte che si aprono e si chiudono da sole, il pianoforte che suona senza pianista, i pupazzetti che non fanno dormire per quanta fifa mettono. Il tutto per un festival di balzi sulla poltrona orchestrati con sadica perfezione a suon di silenzi e fragori improvvisi. Indubbiamente divertente, ma è solo un giocattolone, e ogni gioco, è risaputo, prima o poi viene a noia.
Giuseppe D’Errico
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