“Mr. Peabody e Sherman”, a spasso nel tempo con garbo e belle finalità

Mr. Peabody e Sherman (Mr. Peabody & Sherman, Usa, 2014) di Rob Minkoff, con le voci di (nella versione originale) Ty Burrell, Max Charles, Ariel Winter, Mel Brooks, Leslie Mann, Stephen Colbert, Allison Janney, Stephen Tobolowsky, Stanley Tucci, Lake Bell, Dennis Haysbert, Patrick Wartburton, (nella versione italiana) Massimo Lopez

Sceneggiatura di Craig Wright, dall’omonima serie animata di Jay Ward e Ted Key

Animazione, 1h 30′, 20th Century Fox Italia, in uscita il 13 marzo 2014

Voto: 6½ su 10

Chissà in quanti ricorderanno un simpaticissimo cartone animato intitolato L’improbabile storia di Peabody, inserito all’interno della serie di animazione degli anni sessanta Le avventure di Rocky e Bullwinkle e incentrato sulle straordinarie vicende di un geniale cane dai mille talenti che, grazie a una macchina del tempo di sua invenzione, porta il figlio adottivo e umano Sherman in viaggio tra le epoche storiche più disparate, così che il piccolo abbia occasione di conversare di giurisdizione con George Washington, di fisica con Keplero e Newton, o di dessert con Maria Antonietta durante la Rivoluzione Francese.

hr_Mr_Peabody___Sherman_16Quel cartone animato è ora stato promosso a lungometraggio cinematografico dagli studi della Dreamworks, con la regia dell’esperto Rob Minkoff, battezzato con Il Re Leone in casa Disney e maturato in seguito col topolino Stuart Little, e una sceneggiatura rifondata ex novo da Craig Wright, commediografo candidato al Pulitzer nel 2006 per il dramma Pavilion e autore di qualità per la tv americana (Six Feet Under, Lost, Brothers & Sisters). Scopriamo così che Mr. Peabody (con la voce italiana di Massimo Lopez) fin da cucciolo non era un cane come gli altri: al gioco del riporto preferiva l’ozio intellettuale, tanto da arrivare a vincere il premio Nobel. In una notte di pioggia, trova in una scatola abbandonata in un vicolo il neonato che gli permetterà di essere riconosciuto come il primo cane che adotta un bambino nella storia, con tanto di sentenza del giudice di corte. Passano gli anni e il piccolo Sherman, cervellone da cotanto padre, è in età scolare; fatale è l’incontro con la coetanea Penny, bionda e bulla, che lo istiga a usare il “tornindietro”, la prodigiosa macchina del tempo, all’insaputa di Mr. Peabody. Col risultato di smarrirsi prima nell’antico Egitto, poi nel Rinascimento e ancora durante la guerra di Troia.

Rispetto alla serialità, il film di un’ora e mezza non riesce a mantenere il passo con una narrazione che si annoda presto in sterili paradossi spazio-temporali, arrivando a livelli di difficoltà inaudita per un prodotto destinato prima di tutto all’infanzia. Tuttavia, le debolezze di logica non infieriscono sulla simpatia dei personaggi e delle singole situazioni, con l’episodio fiorentino di Leonardo da Vinci che sembra arrivare direttamente da Non ci resta che piangere di Troisi e Benigni. Un divertimento pieno di garbo e ammiccamenti, visivamente molto gradevole (nonostante l’inutile 3D) e con finalità socio-culturali (Sherman soffre il peso della diversità di avere un genitore diverso dagli standard comuni) affatto disprezzabili in tempi dove l’animazione, al cinema, è sempre più sganciata dalla realtà per seguire animali in fuga dagli zoo.

Giuseppe D’Errico

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