
Monuments Men (id, Usa/GB/Germania, 2013) di George Clooney, con George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett, Jean Dujardin, John Goodman, Bill Murray, Bob Balaban, Hugh Boneville, Dimitri Leonidas, Alexandre Desplat, Grant Heslov
Sceneggiatura di Grant Heslov e George Clooney, dal libro “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History” di Robert M. Edsel
Avventura, 2h, 20th Century Fox Italia, in uscita il 13 febbraio 2014
Voto: 7 su 10
Giunto alla sua quinta regia, George Clooney ha scelto di raccontare uno degli aspetti meno approfonditi e più odiosi dell’ideologia nazista: la distruzione della bellezza. Partendo dal romanzo di Robert M. Edsel, il film porta in scena la storia vera dei Monuments Men, un manipolo di soldati non proprio giovanissimi, formato da galleristi, direttori di musei, esperti d’arte e studiosi, a cui si deve il merito di aver riportato in salvo alcune tra le opere d’arte più preziose d’Europa, dalle tele di Picasso e Renoir alle sculture di Michelangelo, vergognosamente depredate dal regime del Reich e nascoste in miniere abbandonate. Sotto la guida dell’ufficiale dell’esercito americano Frank Stokes (Clooney), e grazie alla preziosa collaborazione di Claire Simone (Blanchett), responsabile del museo Jeu de Paume di Parigi, divenuto un deposito di monumenti rubati, l’improvvisata banda di eroi impedirà con ogni mezzo che l’inestimabile refurtiva vada perduta, all’indomani dello sbarco in Normandia.
Una vicenda che è bene conoscere, ennesimo tassello criminale del sentimento nazista a ribadirne la bassezza e il delirio di onnipotenza che culminò nello sterminio ebraico, Monuments Men conferma anche la cifra stilistica old fashioned di Clooney, che evidentemente si sente a suo agio in epoche lontane da quella presente (anche se l’ultimo Le Idi di Marzo non dispiacque affatto). Data l’importanza del tema trattato, riunisce senza fatica un cast strepitoso, dagli amici Matt Damon e Cate Blanchett (splenidida lei che, australiana, recita il ruolo di una parigina in inglese e con charme inappuntabile) alla new entry Jean Dujardin, fino ai veterani John Goodman, Bill Murray e Bob Balaban.
Sia la sceneggiatura del fidato Grant Heslov che la regia, però, soffrono i continui cambi di tono, leggeri a sproposito, fino a smorzare eccessivamente la drammaticità dell’azione, vanificando, se non l’emozione del racconto, sicuramente la tensione e il ritmo. Ne resta un film piacevole (grande come sempre Alexander Desplat al comparto musiche) ma mai realmente irresistibile come il suo autore auspicherebbe, col sapore di quel cinema avventuroso della Hollywood d’Oro ma senza l’anima trascinante di quelle indimenticabili operazioni.
Giuseppe D’Errico
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