“Magic in the Moonlight”, amore e illusione ma Allen non rischia più

Magic in the Moonlight (id, Usa, 2014) di Woody Allen con Colin Firth, Emma Stone, Marcia Gay Harden, Eileen Atkins, Jackie Weaver, Simon McBurney, Hamish Linklater, Erica Leerhsen

Sceneggiatura di Woody Allen

Commedia, 1h 37′, Warner Bros. Italia, in uscita il 4 dicembre 2014

Voto: 6½ su 10

L’avevamo lasciato ai rancori alcolici di una borghesia decaduta nel tennesseewilliamsiano Blue Jasmine, lo ritroviamo ora sotto il sole tiepido della Costa Azzurra, alle prese con una classica e consolidata storia di amori e illusionismo negli anni ruggenti del jazz. Woody Allen, però, ha da tempo abbandonato le ambizioni delle grandi opere per assestarsi in un territorio confortevole e superficiale, dove titoli morbidi e intriganti fanno da tramite a storielline tanto esili quanto graziose.

Magic-In-The-Moonlight-Movie-Poster-5Come è il caso di quest’ultimo Magic in the Moonlight, commedia romantica su di un celebre prestigiatore inglese (Firth) richiamato da un amico a smascherare una giovane sensitiva americana (Stone), che agirebbe fraudolentemente alle spese di ingenui creduloni. Dapprima scettico, via via sempre più convinto dei reali poteri della ragazza, il mago cede al fascino malizioso della veggente, complici il chiaro di luna, alcune location mozzafiato e un brano di Cole Porter.

Più che lo scarto tra illusione e realtà, giochino che si presta a facili riflessioni sull’arte cinematografica fruita tra razionale scetticismo e consapevole magia, ciò che ad Allen interessa maggiormente, e che lo diverte di più, è lo scontro culturale tra la pomposità anglosassone e la scaltra praticità degli statunitensi. In questa battaglia viene splendidamente servito da due attori di grande charme come Colin Firth, rappresentante dei primi, ed Emma Stone, quintessenza dei secondi. Così facendo, il regista ha modo di mettere a punto dialoghi di deliziosa ironia, al netto di una narrazione che non si discosta mai da una scontata meccanicità. Il buon Woody non ha più molto da dire, ma non tradisce il suo stile.

Giuseppe D’Errico

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