Macbeth (id, Francia/GB, 2015) di Justin Kurzel con Michael Fassbender, Marion Cotillard, Paddy Considine, David Thewlis, Sean Harris, Jack Reynor, Elizabeth Debicki
Sceneggiatura di Jacob Koskoff, Todd Louiso, Michael Lesslie dal “Macbeth” di William Shakespeare
Drammatico, 1h 53′, Videa, in uscita il 5 dicembre 2016
Voto: 5 su 10
Che scupío quest’ennesimo Macbeth tratto da Shakespeare, presentato in concorso a Cannes, dove non ha mancato di suscitare dibattito. Ha ancora senso, oggi, una trasposizione dal Bardo? La risposta è ovviamente sì, perché nulla è in grado di sollevare dilemmi morali ancora modernissimi e interrogativi sull’oscurità della natura umana quanto un testo shakespeariano. Ma, soprattutto se la storia è ormai nota, diventa oltremodo indispensabile trovare una chiave di lettura originale, capace di giustificarne una nuova proposta.
La tragedia dell’ambizione ha già avuto almeno tre memorabili riscritture per il grande schermo, quelle di Welles, Polanski e Kurosawa. L’australiano Justin Kurzel, apprezzato precedentemente per l’indipendente Snotown, ripropone il Macbeth in maniera decisamente scontata: ne rispetta la tradizione letteraria, puntando sull’iperrealismo della messa in scena. Sembrerebbero due i focus narrativi/motivazionali sui quali intende concentrarsi: il primo è inquadrare la metamorfosi di cupidigia del valoroso generale Macbeth (Fassbender) come causa di un difficile reinserimento post bellico; il secondo è presentare Lady Macbeth (Cotillard) come vittima di una maternità mancata, che l’ha resa isterica e smaniosa.
A conti fatti, nessuno dei due spunti di riflessione viene analizzato a dovere, e al film non resta altro che crogiolarsi nelle tonalità ocra della fotografia di Adam Arkapaw e in stucchevoli espedienti da action movie fumettistico, alternati a insistiti rimandi allo stile epico di Ridley Scott. Non si può non sottolineare la bellezza degli scenari naturali scozzesi, né è da sottovalutare il talento visivo di questo giovane autore. Il suo Macbeth però non sorprende né interessa mai, indulge nei particolari cruenti come buona scuola insegna ma scorre via pesante e non si lascia ricordare. Neppure due attori straordinari come Michael Fassbender e Marion Cotillard sembrano convinti nei loro ruoli, come inseriti a bella posta per nobilitare un’operazione artistica senza reale ragion d’essere.
Giuseppe D’Errico
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