L’ora più buia (Darkest Hour, GB, 2017) di Joe Wright con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James, Ben Mendelsohn, Stephen Dillane, Ronald Pickup, Charley Palmer Rothwell
Sceneggiatura di Anthony McCarten
Biografico, 2h 05′, Universal Pictures International Italy, in uscita il 18 gennaio 2018
Voto: 6 su 10
Il problema di un film biografico come L’ora più buia di Joe Wright, paradossalmente, non risiede nella sua fedeltà più o meno alta alla verità storica, quanto soprattutto nell’appiattimento di tale verità in una esposizione facile e immediata. La casa di produzione inglese Working Title non è nuova a questo genere di operazioni, mirate all’umanizzazione di personaggi scomodi e alla sintesi degli eventi cui presero parte; non a caso, alla sceneggiatura troviamo Anthony McCarten, artefice di uno dei copioni più ruffiani di tale tipologia cinematografica, quello de La teoria del tutto su Stephen Hawkins. Stavolta, la figura al centro della narrazione è il primo ministro britannico Winston Churchill, interpretato da un immenso Gary Oldman, colto in un momento cruciale per gli equilibri politici europei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il film ripercorre cronologicamente il drammatico succedersi delle giornate che videro l’elezione di Churchill a capo del governo dopo le dimissioni di Neville Chamberlain e il rifiuto del conte Halifax a prendere in mano le redini dello stato: entrambi sarebbero stati favorevoli a siglare un accordo di pace con Hitler pur di porre fine alle perdite umane e alle invasioni naziste. La decisione di Churchill è, dunque, determinante non solo sul piano etico ma anche a livello pratico: portare avanti la linea di negoziazione già avviata con la Germania o rimarcare il rifiuto di scenedere a patti con un nemico tanto abietto? La scelta non sarà scontata, date anche le responsabilità pregresse dello statista che, nel precedente conflitto mondiale, gestì male la campagna di Gallipoli, mandando al massacro migliaia di soldati, ma alla fine a prevalere sarà la resistenza all’alleanza nazi-fascista, che culminerà nel celebre discorso già riportato in chiusura dell’affine Dunkirk di Christopher Nolan, che guardava alla stessa vicenda dalla prospettiva del fronte.
Joe Wright (Espiazione, Anna Karenina) e il suo sceneggiatore affrontano la Grande Storia scegliendo la via meno coraggiosa, contrappuntando l’intera narrazione di umorismo e improntandola in una dimensione quasi da commedia teatrale, con la crisi politica mondiale risolta dal protagonista ascoltando il parere della pancia del popolo durante un breve tragitto in metropolitana. Al di la del classicismo d’intenzioni, dei virtuosismi fini a se stessi della regia, dell’enfasi patriottica e del populismo come unica arma per difendere i propri ideali, L’ora più buia si farà ricordare per il ritratto a tutto tondo che Gary Oldman (truccato dallo specialista Kazuhiro Tsuji) offre del primo ministro britannico, visto come un amabile burbero dalla battuta pronta, appesantito dai vizi e dall’età ma non per questo meno agguerrito se in gioco ci sono le sorti della nazione: l’attore è semplicemente straordinario nel modulare espressività, corpo e voce e da vita a uno spettacolo recitativo che vale certamente più del film in sé.
Giuseppe D’Errico
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