“Looper – In fuga dal passato”, pura routine in uno spettacolo per indefessi

Looper – In fuga dal passato (Looper, Usa, 2012) di Rian Johnson con Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Piper Perabo, Paul Dano, Jeff Daniels, Garret Dillahunt

Sceneggiatura di Rian Johnson

Fantascienza, 1h 59’, Walt Disney Company Italia, in uscita il 31 gennaio 2013.

Voto: 6 su 10

Siamo alle solite, la fantascienza da qualche anno sembra incapace di allontanarsi da schemi ormai logori basati su stravaganti viaggi nel tempo, passati/presenti/futuri da sovvertire, mega organizzazioni criminali con la storia in pugno e l’eroe spaccone dal cuore romantico.

looper_locandinaNel 2044, un gruppo di assassini su commissione, detti “Loopers”, vengono spediti in viaggio nel tempo da una società segreta, per uccidere alcuni bersagli inviati indietro di 30 anni, legati e bendati, così da far sparire il loro corpo dal futuro. Quando i criminali del futuro decidono di chiudere il cerchio (“loop”), inviando gli stessi Looper (più vecchi di 30 anni) per essere eliminati, il meccanismo subisce un corto circuito: il primo a cadere nella trappola è il Looper Seth (Paul Dano), ma con l’arrivo dal futuro della versione “avanzata” (Bruce Willis) del Looper Joe (Joseph Gordon-Levitt), la faccenda assume risvolti messianici…

Un curioso pastiche tra la narrativa spazio-temporale di Philip K. Dick e L’incendiaria di Stephen King, passando per mezza storia del cinema di genere e non solo (da Terminator a L’esercito delle 12 scimmie fino al Presagio): nulla di originale, quindi, ma discretamente rimpastato per non deludere gli ammiratori più indefessi.

looper-Willis

L’indie Rian Johnson (autore dell’inedito Brothers Bloom) non evita superflui lambicchi cerebrali che vorrebbero elevare la storia quasi a una sorta di metafora sociale filosofeggiante, tuttavia riesce con merito a tenere desta l’attenzione, senza ricorrere ad un uso sfrenato degli effetti speciali ma con una esposizione piana e calibrata dei fatti.

Come spesso accade per questo tipo di operazioni, le falle di sceneggiatura risultano indicibili, ma è anche notevole lo sforzo riposto in una struttura complessiva lontana da quella dei classici popcorn movies.

Tra il lanciatissimo Gordon-Levitt (con labbro finto) e il quella vecchia lenza di Bruce Willis c’è una bella gara di auto-immedesimazione.

Giuseppe D’Errico

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