Lo sconosciuto del lago (L’inconnu du lac, Francia, 2013) di Alain Guiraudie, con Pierre Deladonchamps, Christophe Paou, Patrick d’Assumçao, Jérôme Chappatte, Mathieu Vervisch
Sceneggiatura di Alain Guiraudie
Thriller, 1h 37’, Teodora Film, in uscita il 26 settembre 2013
Voto: 8½ su 10
Il lago non mente, è un locus amoenus sincero, diretto. Fuori dalla città, lontano da ingerenze morali, da clamori e facili giudizi, offre un pezzo di costa a uomini di ogni età e aspetto, che lì si ritrovano in tacito accordo per fornicare fugacemente tra la radura circostante. Su quel lido c’è Franck (Deladonchamps), gay in cerca d’amore ma mai sazio di coiti estranei, fedele alle confidenze del goffo e solitario Henri (d’Assumçao) ma totalmente rapito dal focoso e umbratile Michel (Paou). L’uomo è pericoloso, forse un assassino, Franck lo sa bene, ma forse proprio per questo ne resta succube, tanto da confondere l’intesa sessuale con l’amore.
Storia di una passione incontrollabile, e di un desiderio che non arretra neppure di fronte alla più nera evidenza. Il cinema francese ama scavare nei limiti dell’essere umano, soprattutto negli anfratti più intimi e affettivi, in cui passione e dipendenza si confondono (come per il veneziano Tom à la ferme di Xavier Dolan), fino ad oltrepassare il muro dell’incoscienza e dell’autolesionismo.
Alain Guiraudie, premiato per la miglior regia nella sezione Un certain regard all’ultimo Festival di Cannes, gira un film che segue, naturalisticamente, la seduzione del male in un individuo comune, prima ancora che classificabile come omosessuale, mosso da istinti proverbialmente bassi, fiducioso in una (im)possibile catarsi degli stessi in qualcosa di buono e regolare, inconsciamente schiavo del desiderio ma consapevole, in un paradosso di erotismo potente, del pericolo in gioco. Il lago diventa lo specchio di queste alterne emozioni, si fa teatro e tesoriere di incontri proibiti(vi), di segreti macabri che l’acqua cristallina, dopo un po’, fatica a non portare a galla.
La lezione di Hitchcock è intramontabile: la suspense si crea all’aperto. E il thriller psicologico, ironico, sensuale e plastico come da miglior gusto queer, non delude neppure nelle sequenze in cui il senso d’angoscia si fa palpabile. Che sia alla luce del crepuscolo o al buio della boscaglia, l’oppressione è costante, il panico elettrizzante. Da John Ford eredita l’importanza della comparte attoriale nella riuscita finale dell’opera: Deladonchamps e Paou sono la miglior coppia che si potesse immaginare per un racconto fondato sulla fascinazione, sull’ambiguità; viso d’angelo contro baffo virile, sempre nudi e mai a disagio, i due attori interpretano in maniera straordinaria la tentazione della carne in un luogo fermo alla dimensione animale della vita.
Onore e gloria nei secoli a Vieri Razzini e alla sua Teodora Film, che distribuirà in Italia, e in versione integrale (sesso gay assai esplicito ma mai fine a se stesso, con due dettagli hardcore in primo piano: la censura tuonerà), uno dei film più audaci e incollocabili della stagione. Non mancheranno le polemiche.
Giuseppe D’Errico
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