Definito come “il virtuoso dolce” dal New York Times, Lionel Loueke è un artista e chitarrista capace di miscelare sapientemente i suoni della sua Africa con la complessità armonica del jazz, creando un sound dalle melodie fresche e trascinanti, ma anche intime e suggestive.
Lo abbiamo recentemente apprezzato a Roma con il suo trio storico composto da Massimo Biolcati al contrabbasso ed il pirotecnico batterista Ferenc Nemeth, in occasione della live session all’Auditorium PdM.
Il trio spazia tra classici africani e armonia jazz, tra i ritmi liberi della musica etnico-tribale e il rigore formale di un jazz conosciuto e studiato attentamente anche dopo che Loueke lascia la terra natia in Benin per proseguire gli studi di jazz presso la Berklee College of Music e dove incontra i suoi futuri compagni di trio Massimo Biolcati e Ferenc Nemeth.
Loueke che studia anche da Hancock che lo definisce “un pittore musicale,” debutta con la Blue Note con “Karibu” del 2008, che vede la partecipazione di Hancock e Shorter in veste di ospiti, è stato accolto dalla critica in maniera entusiasta.
Il sodalizio più lungo ed interessante umanamente lo stringe appunto con Biolcati e Nemeth. Suona con loro da sedici anni circa e l’interplay che ne è nato è frutto di una spiccata empatia e sensibilità che resta l’aspetto principale di questa unione. La musica incisa su «Gaïa», ad esempio, è quella che suonano insieme praticamente da sempre. È una musica complessa, che Biolcati e Nemeth conoscono molto bene, perché hanno avuto tanti anni per metabolizzarne le caratteristiche e gli stilemi proposti dal musicista del Benin.
Vincenzo La Gioia
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