Lettere da Berlino (Alone in Berlin, Germania/Francia/GB, 2016) di Vincent Perez con Emma Thompson, Brendan Gleeson, Daniel Brühl, Mikael Persbrandt, Uwe Preuss, Lars Rudolph
Sceneggiatura di Vincent Perez, Achim von Borries, Bettine von Borries, dal romanzo “Ognuno muore solo” di Hans Fallada (ed. Sellerio)
Drammatico, 1h 37’, Videa, in uscita il 13 ottobre 2016
Voto: 6 su 10
Sono pochi i film prodotti che hanno come fulcro narrativo la resistenza tedesca al nazismo, forse uno dei più noti è il toccante La rosa bianca – Sophie Scholl di Marc Rothemund. Lettere da Berlino, del neo regista e stimato attore Vincent Perez (Indocina, La regina Margot), entra di diritto in questa ristretta cerchia. Tratto dal best seller di Hans Fallada “Ognuno muore solo”, definito da Primo Levi “il più grande libro mai scritto” sull’argomento, il film è un’occasione in più di riscatto per i tanti e dimenticati cittadini tedeschi che coraggiosamente si opposero alla dittatura hitleriana, spesso a costo della vita.
Siamo nella Berlino del 1940, la paura dilaga così come la persecuzione ebraica. Al fronte, i tedeschi si battono contro i francesi. Tra i tanti ragazzi mandati a morire dalla politica del führer c’è il figlio di Otto e Anna Quangel (Gleeson e Thompson), due onesti operai che, dopo questa terribile perdita, decidono di ribellarsi all’ondata di odio e morte che il nazismo ha seminato nella popolazione germanica. Con perizia certosina, iniziano a diffondere cartoline anonime per la città, con testi che attaccano in maniera decisa Hitler e il suo regime. Questa campagna silenziosa si farà ben presto assordante per gli uomini della Gestapo, che incaricano un ispettore (Brühl) di scoprire chi sono gli autori delle cartoline.
Una storia realmente accaduta, che sul grande schermo conferma le potenzialità che era facile riconoscere dalla pagina scritta. Eppure, nonostante l’indubbia bontà intellettuale del progetto, il film non si discosta mai da una sostanziale medietà che, alla lunga, lo fa sembrare fin troppo tradizionale e scolastico. La sceneggiatura si concentra molto sulle dinamiche da thriller bellico, tralasciando cause e motivazioni dei personaggi, che restano solo accennate e lasciate intendere. Un peccato, perché se la confezione è produttivamente pregevole (musiche di Alexandre Desplat, fotografia di Christophe Beaucarne), lo spessore drammatico è esile. Ciò, però, non intacca minimamente il compito del film, ovvero parlare della resistenza tedesca tramite una vicenda come questa e con due protagonisti principali, Brendan Gleeson ed Emma Thompson, di eccelsa statura.
Giuseppe D’Errico
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