
La verità sta in cielo (Italia, 2016) di Roberto Faenza con Riccardo Scamarcio, Greta Scarano, Valentina Lodovini, Maya Sansa, Shel Shapiro, Tommaso Lazotti, Luciano Roffi, Anthony Souter
Sceneggiatura di Roberto Faenza
Drammatico, 1h 34’, 01 Distribution, in uscita il 6 ottobre 2016
Voto: 3 su 10
Quello di Roberto Faenza col suo ultimo lavoro La verità sta in cielo era un appuntamento cinematografico molto atteso. Il film, infatti, porta in scena il rapimento di Emanuela Orlandi, avvenuto nel giugno del 1983, basandosi sull’inchiesta della giornalista Raffaella Notarile per la trasmissione televisiva Chi l’ha visto? che fece riaprire il caso nel 2008. Volontà del regista, oltre a ripercorrere i punti salienti di una sparizione che ha fatto discutere il mondo intero e coinvolto non solo la criminalità locale ma anche le più alte sfere politiche e religiose italiane, è quella di avanzare nuove seppur labili ipotesi di risoluzione, nella speranza che si possa riconsiderare l’intricata vicenda e ristabilire un confronto con chi tace su quanto accaduto.
L’intento nobile e profondamente giusto di voler arrivare alla verità di una delle pagine più scomode della recente storia d’Italia si scontra, però, con un’operazione artistica a dir poco indifendibile. Il limite più evidente del film è il suo carattere terribilmente compilativo e didascalico: partendo dai soli fatti appurati, dai dossier processuali, dalle testimonianze e dalle circostanze note e affermate, Faenza costruisce un assetto narrativo da docufiction che incatena quattro linee temporali differenti, affastellando una mole enorme di informazioni proposte mediante dialoghi innaturali e restituiti dagli attori in modo caricaturale.
Si parte con la scomparsa della ragazza appena quindicenne, cittadina vaticana, figlia di un messo pontificio; si prosegue con un balzo in avanti ai giorni nostri, dove una giornalista (Sansa) di una testata inglese viene inviata a Roma per indagare sul caso, alla luce dello scandalo di Mafia Capitale; quindi, entriamo in contatto con il personaggio della Notarile (Lodovini), che racconta alla giornalista la sua indagine, scaturita dalla testimonianza di Sabrina Minardi (Scarano), ex amante di Enrico “Renatino” De Pedis (Scamarcio); ultima linea cronologica è proprio quella della Minardi, che ricorda la sua relazione con De Pedis, a suo dire direttamente coinvolto nel rapimento.
La confusione è francamente troppa e l’intero impianto narrativo risulta svilito di ogni credibilità a causa della sbadataggine con cui si è messa in piedi tutta la parte ambientata nel presente, infarcita di conversazioni pesantemente scritte e di momenti involontariamente ridicoli. Un po’ meglio l’affresco criminale del passato, debitore dei vari “romanzi” che si sono succeduti tra grande e piccolo schermo, dove almeno Riccardo Scamarcio e Greta Scarano (che interpreta la Minardi sia in giovinezza che nel disfacimento della maturità) riescono a infondere un briciolo di verità nei loro personaggi. Sulla inaccettabile sovrabbondanza di errori tecnici e sviste di ogni genere, invece, bisognerebbe interrogarsi a lungo, perché film così poco accurati fanno perdere il rispetto del pubblico nei confronti del lavoro cinematografico.
Un vero peccato che Faenza non sia riuscito a rileggere in chiave autoriale questo scottante materiale narrativo, che non ha mai smesso di interrogare e indignare l’opinione pubblica italiana. L’ultimo tassello, in ordine di tempo, l’ha fornito Papa Francesco, rivolgendosi ai famigliari della Orlandi: “Lei è in cielo” ha detto.
Giuseppe D’Errico
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